SICUREZZA

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Cosa sia s**ttato dentro me dopo quel giorno al mercato non saprei.
Più autostima, può essere.
Più consapevolezza di poter comunque piacere, si.
Più sicurezza nei rapporti con il gentil sesso. No so, certo è che qualcosa in me è cambiato.
Lavoro fuori molte ore al giorno e a volte non rientro neppure per pranzo. Non è mai stato un problema ma neppure uno stimolo a propormi per situazioni più o meno promiscue. Ma da quel giorno la mia attenzione al modo di guardare, muoversi e parlare di alcune donne che, per lavoro, incontro, si è fatta più intensa.

Qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata da un cliente che in azienda aveva un problema con il cancello elettrico e siccome è un continuo via vai di trasportatori mi sono dovuto “fiondare” a risolvere il guasto. Generalmente se si fa ora di pranzo mi invita a seguire lui e la moglie in un ristorante li vicino ma questa volta, complice la situazione creatasi nel piazzale con bilici che ancora dovevano caricare, mi ha chiesto di andare con la moglie che, purtroppo, lui saltava il pranzo.
Alle 13.00 M. mi ha chiamato e con la sua auto ci siamo diretti verso il ristorante.
Allora come va? C’è né di lavoro? A casa? Tutto bene? – domande di rito ma che danno modo di scambiare quattro chiacchiere.
M. è una donna matura, oramai oltre i cinquanta da 4 o cinque anni. Magra, non molto alta con fare altero e non propensa ad comunicare oltre i convenevoli. Donna che ha visto la sua vita segnata da continui cambiamenti, a causa del lavoro del marito e poi diventato anche il suo, è passata da estrema ricchezza a estrema povertà, da alta società ad essere bistrattata e a dover sottoporsi alle più becere amenità dei così detti amici. Il marito non è stato certo fedele alla promessa di matrimonio e che lei lo sapesse o meno certo è che una donna ha un sesto senso più sviluppato o forse noi uomini siamo più fessi e ci facciamo beccare con le mani nel sacco. Da racconti di amici in comune è sempre stato apprezzato dalle donne anche se sposate o impegnate con altri e lui non si è mai tirato indietro. Dal canto suo, M., ha avuto anch’essa delle distrazioni ma da qualche anno, vuoi l’età che avanza, vuoi un ravvedimento, i due sono una coppia fissa e sembra anche ben affiatata.
beh, si tira avanti, tra alti e bassi si va. Invece a voi vedo che va bene. Sembra che il lavoro non manca.
– Si, non va male. Adesso che abbiamo incrementato l’import/export facciamo più magazzino ma vendiamo il doppio di prima con un margine leggermente più basso, certo ma compensato dalla maggior quantità di merce.-
– Bene, più lavoro per voi… più lavoro per me… spero ahahah –
Arrivati al ristorante, mi stavo sedendo al solito tavolo quando M. mi chiede di spostarci in un tavolo diverso. La scusa è stata che un tavolo per quattro è sprecato, meglio occuparne uno già pronto per due. Il risultato è stato che siamo finiti in un angolo del locale coperto alla vista e vicino ad un vaso enorme di ficus benjamin che ci separava anche dal banco del ristorante.
Ordinammo un primo ed un contorno con dell’acqua e, con mia sorpresa, del vino bianco frizzante.
– Non sapevo bevessi – dico sorpreso – anzi ero convinto che fossi astemia –
– beh, diciamo che non bevo ma che per l’occasione… –
– Daiii cosa si festeggia, non dirmi che compi gli anni… quanti? 21? –
– Si si sfotti bello. No, non compio gli anni ma visto che insinui ne ho 54 e li porto ancora molto bene
– Non volevo essere maleducato, anzi, certo che non li dimostri ha i un fisico da ventenne… –
– Seee esagera, non è proprio così ma la palestra aiuta molto, sia il fisico che la mente. Mi sento tremendamente in forma e negli spogliatoi a volte mi sento osservata anche dalle altre donne –
– Ma dai, non dirmi che ti attizza pensare che altre donne possano desiderarti. –
– Non solo lo penso ma ne ho avuto la riprova poco tempo fa. –
Il pranzo intanto andava avanti e le caraffe di frizzantino erano già diventate due.
– un giorno, anziché andare alla solita ora, mi sono fatta un’ora e mezza di palestra nella pausa pranzo. Mentre correvo sul tappeto, ho notato che attiravo lo sguardo di una donna sulla trentina, bionda, palestrata da sembrare quasi un maschiaccio, con un seno scolpito e due glutei di marmo. –
– Beh, anche tu le hai messo gli occhi addosso… –
– Si, l’avevo sempre davanti. Mi spostavo per fare rilassamento e lei si metteva a fare la pressa, passavo alla cyclette e lei al tappeto così da rimanermi sempre di fronte. Nella doccia, ad un tratto, dalla postazione a fianco mi arriva, dal pavimento, un tubetto di shampoo, al che vedi una sagoma davanti alla tendina. Una mano scosta la stoffa leggera e una vocina flebile mi dice – scusa ma mi è caduta la lozione per i capelli – Senza occhiali io non vedo una cippa ma ero sicura fosse lei e così mi abbasso per raccoglierla e restituirle il flacone quando anche lei si abbassa e, forse apposta, scivola spingendomi a terra seduta con lei praticamente sopra e col suo viso appoggiato al mio seno. Non so come ma quel contatto mi ha eccitato tantissimo e i miei capezzoli sono diventati due chiodi, praticamente istantaneamente. Impossibile non accorgersene, infatti la sua bocca ne ha approfittato subito e lo ha stretto fra le labbra, roteandogli sopra la lingua. Ho sentoto una fitta al basso ventre e mi sono spaventata l’ho scostata, mi sono rialzata e me la sono ritrovata davanti. Una statua, ci credi, non ho resistito e le ho messo una mano sul seno. Lei intanto aveva chiuso dietro di se la tendina e chinato il viso per baciarmi il collo. Poi la sua mano è scesa a frugare tra le mie gambe. Ha aperto le grandi labbra e umettando il dito medio mi solleticava la clitoride. Un colpetto alla clitoride alternato ad un affondo nella mia fica. Sempre più veloce. Lo scroscio dell’acqua sul viso, i baci su collo e orecchie, la sua mano sul mio sesso, beh, le gambe mi hanno cominciato a tremare come foglie e sentivo un calore che partiva dal basso per arrivare al cervello confondendomi e sconvolgendomi. Le dita che frugavano la mia vulva poi sono diventate due, poi tre e mi penetravano in profondità come fosse l’uccello di R. ma l’effetto era dieci volte più potente. Nel giro di 2 minuti, forse nemmeno, sono venuta così violentemente che mi ha dovuto sorreggere. Si è chinata, ha raccolto il suo flacone, ed è sparita dietro la tenda. Io mi sono seduta a terra e credo di esserci rimasta per almeno cinque minuti prima di riuscire a capire ciò che era successo. –
– Minchia che storia, mi hai fatto venire il cazzo duro. Mi sarebbe piaciuto esserci, chissà che avrei potuto approfittare di entrambe… – non so nemmeno io perché ho detto quella frase che pensavo, ma che mai avrei pensato di dire ad alta voce.
L’effetto oramai era sortito. In silenzio, prima ancora di finire il pasto, M si è alzata, si è diretta alla cassa, ha pagato. Tornata indietro, mi ha intimato di alzarmi e andare.
Tra me e me ho pensato “l’ho fatta grossa. D’ora in poi neppure più la sostituzione di una lampadina mi faranno fare”.
– Senti M., mi spiace di aver detto quella frase. E’ stato il tuo racconto, mi sono lasciato andare. Veramente, non volevo offenderti… –
Lei guidava in silenzio e assorta nei suoi pensieri.
Ad un certo punto, mette la freccia, svolta in una strada che porta alle campagne attigue al capannone, una scorciatoia che a volte anche io faccio. Tira il freno a mano con la macchina ancora in corsa. Accosta. Si slaccia la cintura e prima che io possa obbiettare, scusarmi o cercare di rimediare, lei mi è sopra e tenendomi il viso tra le mani mi bacia. Si stacca, mi guarda e poi di nuovo sulle mie labbra con la lingua che cerca la mia. Una mano si porta sul petto e mi slaccia la camicia. Poi scende e tenta di slacciare anche i pantaloni ma senza successo. A quel punto si rialza, cerca la leva sotto il sedile e lo sposta indietro. Si fa spazio per scendere e con le due mani, ora, riesce a sbottonare i pantaloni e a calarmeli fino alle caviglie. Poi le mutande, e scopre il mio membro che per lo schok è ancora in uno stato di riposo. Si accuccia ai mie piedi e comincia a prendermi il pene e a carezzarlo, estrae il glande e comincia a leccarlo, per poi prenderlo in bocca. Il calore della sua lingua e la pressione che esercita sul palato sortisce l’effetto che desiderava. La mia cappella comincia a riempirsi di sangue e diventa turgida. Affonda tutto il membro, comprese le palle e aspetta che sia quasi eretto prima di liberarmi da quella presa.
Il mio pene ora è completamente eretto. Lei si rialza, solleva la gonna, scosta il tanga e si accascia di peso sul mio membro. Un sospiro liberatorio, e poi un affondo ancora più in profondità. Pochi istanti di pausa e silenzio assoluto. Poi si accascia sul mio petto e comincia uno smorza candela fantastico. Sento la sua vagina aprirsi e richiudersi su di me. Ora con le mani le slaccio la giacchetta e la camicia. Una canottierina rosa copre il suo seno, le scosto una spallina e abbasso un lembo della V della canottiera, liberando una tetta, piccola ma con una rotondità da fare invidia ad una ventenne. Un capezzolo perfettamente rotondo e di un rosso scuro. Lo tintinno e subito diventa turgido e invitante. Lo prendo in bocca e con la lingua giro attorno all’aureola e sento che M si spinge verso me. Le piace e continuo, mentre lei, ritmicamente, affonda il mio pene nella sua vagina. Pochi colpi e sento il suo piacere esplodere. Le sua gambe tremano e la salivazione imperla le sua labbra. Le prendo il viso tra le mani e la bacio mentre lei gode. Rallenta e, appagata, vorrebbe ricomporsi e finire così. La sposto sul suo sedile. Porto ancora un po’ indietro il sedile e le dico di mettersi in ginocchio sul mio sedile. Le sollevo la gonna liberando un sedere piccolo e sodo. Le abbasso il tanga alle ginocchia e mi posiziono dietro di lei. Con la mano sulla cappella, direziono il mio membro nella sua vagina. La vedo aprirsi al mio ingresso e rimane aperta quando mi ritraggo. E’ stupendo, mai mi era capitato e rimango li curioso e allora comincio quel gioco. Lo affondo nella sua fica e poi lo estraggo. E’ in estasi ed io con lei. Cerco di mettermi in piedi come meglio riesco, precariamente in cerca di equilibrio, mi appoggio alla sua schiena e spingo con forza. Continuo coì per qualche minuto e sento ancora una volta che M è al culmine. Voglio venire con lei voglio godere e farla godere. Aumento il ritmo. La tengo per le spalle e spingo più possibile e con più forza che posso, sculacciandola e poi godo. Godo tutto me stesso dentro di lei e M mi accoglie più che può dentro di se. Rimaniamo qualche secondo così. Poi si volta, prende un fazzoletto di carta per non sporcare il sedile e intanto mi guarda negli occhi. Io capisco e già so cosa e come dovrà essere in futuro. Ci baciamo.
L’auto parte, il cancello si apre. M è in ufficio e io sul cancello a finire il mio lavoro.
Ogni tanto vedo una sagoma alla finestra degli uffici. Chissà se è M.

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