Vacanze al Cairo – Capitolo tre

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Capitolo cinque
“Cristo, Michele che storia. Praticamente mi hai fatto venire solo ascoltando. Deve essere stato magnifico! L’ha fatto ancora dopo di allora?” Chiesi rauco.
Ci fu una pausa.
“No, prima di tutto non è mai accaduto, ho inventato un po’. L’unica cosa vera è che lui vive qui con la sua famiglia ed è veramente bello. Ho raccontato quello che volevi sentire e che vorrei veramente che accadesse. Anche tu lo vorresti se lo vedessi.”
Sorprendentemente sembrava quasi che Michele stesse per piangere. Lo circondai con un braccio, tirai la sua testa sulla mia spalla e gli chiesi qual’era il problema.
Mi spiegò che aveva avuto solo un paio di esperienze con altri ragazzi e che con nessuno di loro era stato tanto eccitante ed erotico come era stato con me e che aveva dovuto inventare qualcosa per essere alla mia altezza.
Tenendolo un po’ più stretto, gli dissi con gratitudine che anche se le mie storie erano vere, forse ci avevo ricamato su un po’ ma che quella all’aeroporto era assolutamente vera.
“Ascolta” Continuai: “Io penso che qualsiasi cosa noi due facciamo con chiunque altro è meglio che rimanga segreto. E comunque, se lo diciamo sono sicuro che esagereremmo come ho fatto io. L’importante è l’effetto che si ottiene e tu mi hai fatto avere la miglior erezione che abbia mai avuto, sono quasi venuto ascoltandoti!”
Si sentì molto meglio, lo sentii rilassarsi e ricominciò ad accarezzarmi il cazzo e le palle.
Rendendogli il favore, ci girammo uno di fronte all’altro e per la prima volta nella nostra breve ma movimentata relazione cominciammo a prendere piacere anche solo stando uno vicino all’altro.
Pensando alla storia che mi aveva raccontato gli chiesi se non gli avevano mai succhiato l’uccello.
“Sì. Una volta. È stato un anno fa quando papà ed io eravamo a Maadi, una città vicina al Cairo. C’era un ragazzo con cui avevo fatto amicizia a scuola. Un giorno tornammo presto e non c’era nessuno in casa. Non avevamo mai fatto alcun gioco sessuale ma ci piaceva giocare spesso a fare la lotta e tutti e due sapevamo che quando lo facevamo ci diventava duro.
Quel giorno lo stavamo facendo sul pavimento e lui mi bloccò sulla schiena. Era sdraiato con l’inguine sulla mia faccia ed il suo sulla mia. Sapevo che poteva sentire la mia erezione che lui stava strofinando con la sua faccia. Sentii che mi apriva la patta dei pantaloni e, ad essere onesto, non mi dispiaceva perché voleva dire che prima o poi l’avrei fatto con lui. Una volta che la patta fu aperta mise dentro una mano e maneggiò per far uscire l’uccello dai pantaloni. Pensai che si sarebbe limitato a guardarlo o anche forse a stringerlo, ma quasi svenni quando sentii la sua lingua e la bocca circondarlo. Aveva appena cominciato a succhiarlo quando sentimmo la porta aprirsi. Saltammo su come conigli spaventati, io mi abbottonai più velocemente che potevo. Il mio amico sembrava terrorizzato, ma io gli feci segno di stare tranquillo ed andai a dire a papà che stavamo facendo i compiti in camera mia.
Rimanemmo in camera una mezz’ora, ma lui non riusciva a rilassarsi, non passò molto e trovò una scusa per andare a casa. Non lo rividi più fuori della scuola, poi noi cambiammo casa. Suppongo di aver ricordato questo quando ho inventato la storia.”

Pensando tra me che sensazione meravigliosa doveva essere succhiare il cazzo a qualcuno, gli chiesi nervosamente se voleva essere succhiato, sperando ardentemente che dicesse di si.
Michele rispose che quando il suo amico aveva cominciato a succhiare il suo uccello, la sensazione era stata assolutamente paradisiaca. “Riesco ancora a ricordare cos’era sentire la sua calda bocca intorno al mio pene. Ci stavo pensando recentemente; ci stavo pensando anche l’altra sera quando sei arrivato in albergo, forse perché mi sento arrapato quando mi sei vicino, specialmente dopo quella prima volta in cui ci siamo segati insieme nel tuo bagno. Se tu succhi il mio cazzo, dopo io posso succhiare il tuo?”
Accettando prontamente la proposta, mi girai sul letto e mettendo ambedue le mani alla base della sua asta, mi abbassai sul suo cazzo pronto e disponibile.
Non riesco a descrivere quello che sentii, sarebbe impossibile trasformare adeguatamente i miei pensieri in parole, basti dire che la mia mente sembrò vuotarsi completamente e poi riempirsi di null’altro che l’estasi di sentire l’organo di un altro ragazzo nella mia bocca. Ero anche un po’ consapevole che Michele si stava lamentando e gemendo in qualche luogo distante, come me anche lui doveva essere perso nel suo paradiso erotico. Questo fu confermato quando mise le mani nei miei capelli e cominciò a massaggiarmi la nuca, costringendomi delicatamente sempre più giù sul suo uccello. Quando la sua verga toccò il fondo della mia gola per la prima volta, pensai di essere sul punto di impazzire, ma la sensazione passò presto ed io cominciai realmente a godere di quello che stavo facendo.
Per tutto il tempo che pompai su e giù su Michele, lui continuò a masturbarmi, una cosa che si aggiungeva al piacere che stavo avendo! Naturalmente presto l’eccitazione divenne insopportabile per entrambi e venimmo quasi insieme. Dovette essere la sorpresa del suo sperma che colpiva la mia gola a portarmi un improvviso e massiccio orgasmo mentre non ero consapevole di essere prossimo ad eiaculare, ma venni (e non ricordo di aver mai sborrato così) sprizzando fuori quello che sembrò un ruscello infinito ed il mio amico ne fu coperto dal torace in giù.
Michele, come me, era esaurito e non riuscì a parlare per qualche minuto, precipitammo indietro sul letto ed avemmo difficoltà a tornare alla realtà. Avevo fatto in passato del sesso abbastanza buono e memorabile, ma questo li batteva tutti (e ricordo che il pensiero che attraversò il turbine della mia mente, era qualche cosa che devo provare col mio compagno a scuola).
Quando ripresi l’uso della parola, guardai Michele e dissi semplicemente: “Cazzo! Dannazione!”
La faccia di Michele diceva tutto; evidentemente non era né capace nè pronto a rischiare si parlare. Stava là sdraiato, occhi e bocca spalancata e respirava con aneliti corti ed acuti. Dapprima pensai che stesse avendo un attacco d’asma o qualche cosa del genere e mi stavo preoccupando quando lui riuscì a balbettare una sola parola: “Cristo!”
Dandogli l’opportunità di recuperare, misi la mano suo sul suo uccello ormai molle e cominciai ad accarezzarlo pigramente. Michele mise la sua mano sopra la mia e, senza costringermi, seguì i miei movimenti su e giù sul suo cazzo che chiaramente cominciò a riguadagnare la sua gloria primitiva ed io lo sentii indurirsi sotto le mie dita. Lo presi come un segnale che aveva riguadagnando la calma e mi girai verso di lui.
“Tutto bene?”
“Sì, ora sono a posto, ma avevo pensato di essere sul punto di morire. Era dannatamente meraviglioso. Dammi un minuto e te lo dimostrerò.”
E lo fece, provò che non aveva torto. Non avrei creduto che essendo appena venuto, sarei riuscito a venire di nuovo così rapidamente e con così grande forza. Come prima, dopo aver spento le nostre passioni per la seconda meravigliosa volta dopo pochi minuti, rimanemmo sdraiati uno nelle braccia dell’altro, felici di essere soli coi nostri pensieri per un po’.
“Volevo dirti una cosa.” Dissi come per caso: “Quel ragazzo, Anwar, aspetta solo che lo veda!”
Michele mi sorrise: “Non ci avevo pensato.” Disse maliziosamente.

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