LA SOTTOMISSIONE (seconda parte)

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Nel poco tempo che mi rimaneva, prima del suo rientro mi preparai con molta più cura e impegno del solito anche se non credo sia possibile volevo dimostrarle che la mia devozione era totale e speravo che questo potesse far si che le sue attenzioni nei miei confronti fossero più sopportabili.
La sentii entrare in casa io avevo l’ordine di aspettare nella stanza delle punizioni inginocchiato con le mani sulle cosce a palmi rivolti verso l’alto nell’ angolo rivolto verso il muro e non dovevo muovermi da li fino a che LEI non avesse voluto avermi attorno, a meno che non mi ordinasse altre cose dovevo indossare solo un paio di pantaloncini molto corti e aderenti che si chiudevano con dei bottoni automatici per far si che con uno strappo rimanessi completamente nudo.
Ero in attesa che mi facesse sapere le SUE volontà e non nego ero preoccupato perché il tempo passava e non si degnava di darmi nessun ordine, solitamente non passa molto tempo prima che arrivi e mi frusti come saluto, ma oggi era un giorno insolito e la mia ansia saliva sempre più.
Sentii il campanello i SUOI tacchi dirigesi verso la porta la aprì e sentii la voce della sua amica che la salutava, la fece accomodare, le sentii parlare ma non capivo di cosa in quanto ero piuttosto lontano dalla sala e per di più la porta dovevo tenerla chiusa come voleva LEI. Con impegno capii che stavano parlando dell’ incontro che avevo fatto nel pomeriggio e questo mi lasciava presagire che la mia preoccupazione non era ingiustificata. Non potevo muovermi in quanto nella stanza c’erano delle telecamere installate appositamente per controllare che non mi prendessi delle libertà, le sentii ridere capii che mi stavano guardando dall’ Ipad e si prendevano gioco della loro cagnetta come gli piaceva definirmi.
Mi fecero attendere molto tempo le ginocchia mi facevano un male cane e il buco ormai era allargato completamente e poteva entrarci un treno con tutti i vagoni. No so come ma si accorsero del mio dolore io non mi ero mosso di un millimetro ma mi ero tradito con l’espressione probabilmente, le sentii arrivare un brivido mi percorse la schiena e sentivo che cominciavo a sudare freddo, entrarono tutte e due spalancando la porta, rimasero dietro di me a guardarmi tremare e prendendomi in giro per il mio terrore dissero- Guarda la cagna manca poco che si pisci addosso sta tremando come una foglia forse ha freddo ma subito le nostre fruste e i nostri cazzi la scalderanno per bene- iniziai ad avere un profondo senso di terrore non riuscivo a immaginare cosa mi stava per accadere, poi rivolgendosi a me ISABELLA mi disse – quello che hai fatto questo pomeriggio mi ha lasciata insoddisfatta la mia amica Laura mi ha raccontato dell’ accaduto e ho dovuto farle le mie scuse scuse che tu GRAN TROIA adesso dovrai pagare salato- ovviamente qualunque cosa le sia stata riferita a me non dava a saperlo e comunque non avrei potuto neanche dare la mia versione dei fatti in quanto non sarebbe stata rilevante ma soltanto fastidiosa. Mi ordinò di togliermi il cazzo dal culo e di pulirlo per bene, ovviamente avrei dovuto leccarlo fino a che non si sentisse neanche l’odore del mio di dietro lo feci immediatamente lo estrassi non senza fastidio che fece ridere di soddisfazioni le due aguzzine e iniziai a leccarlo con molta cura – Guardala che cagna troia appena vede un cazzo se lo prende come fosse un osso SEI PROPRIO UNA CAGNA IN CALORE TROIA!- Finita la pulizia lo consegnai per l’ispezione alle padrone che si guardarono e si diedero un occhiata di intento gli avevo fornito la prova della mia sottomissione totale. Mi fecero spostare al centro della stanza alla pecorina o meglio come disse Laura nella posizione normale per un cane appoggiato sui gomiti e le mani dietro alla nuca mentre loro si sedettero una da una parte e una dall’altra per usarmi da tavolino decisero di bere un caffè e di parlare delle loro cose, per far si che io non ascoltassi mi fecero indossare un paio di cuffie dove sentivo una voce che bestemmiava insulti ad alta voce. Dovevo rimanere immobile perché mi avevano fatto aprire le mani con i palmi verso l’alto e ci avevano appoggiato su una la zuccheriera e sull’altra il bricchetto del latte, mentre per la caffettiera mi avevano infilato un bastone nel culo con all’estremità un piattino per appoggiarla sopra. La mia schiena fungeva da appoggio per le tazzine, quando ci versarono il liquido bollente sentii il calore trasmesso dalla tazzina sulla mia pelle e anche il bruciore di alcune gocce, cadute dalla caffettiera, che mi fecero vibrare dal dolore probabilmente riempiendo di soddisfazione le due TROIE che mi concedevano l’onore di poterle servire. Il dolore e l’umiliazione era diventati insopportabili e cominciavo a odiarle, mi fecero rimanere in quello stato fino alla fine della loro infinita pausa ormai cominciavo a tremare avevo dolore ovunque. Quando ormai ero allo stremo mi ordinarono di sparecchiare in fretta e portare tutto in cucina che volevano divertirsi un po’ con me. Mentre loro mi guardavano compiaciute io non senza difficoltà riuscii a appoggiare la zuccheriera a terra poi con la mano libera presi il bricco del latte e lo appoggiai a terra e feci lo stesso con le tazzine che mi avevano appoggiato sulla schiena, poi passai alla caffettiera la presi la appoggia a terra. Per fare queste operazioni mi dovevo contorcere tenendo il corpo fermo per non rovesciare qualcosa mi fecero sentire un giocattolo nelle loro crudeli mani mi deridevano e mi insultavano per la mia condizione di schiavo tra loro parlavano di ogni tipo di tortura che si sarebbero divertite a provare su di me. Passai a estrarre il manico del piattino che avevo dentro di me per almeno quindici centimetri lo pulii con molta cura come avevo gia fatto prima con l’altro oggetto mentre venivo umiliato – SEI CONTENTA UN NUOVO OSSO DA RIPULIRE SIAMO TROPPO BUONE CON TE NON VORREI CHE TI ABITUASSI TROPPO BENE CAGNA SUCCHIA CAZZI- misi tutto sul vassoio e mi affrettai a portare tutto in cucina tornai immediatamente nella sala e vidi sul ripiano pronti per me polsiere cavigliere e la odiosa maschera con il cazzo all’altezza della bocca, non è tanto per l’umiliazione di indossare un cazzo al posto della bocca ma la cosa fastidiosa è che dall’altra parte cioè nella bocca devo infilare un altro cazzo che me la riempie completamente e arriva fino alla gola facendomi venire i gonati e lacrimazioni. Indossai senza attendere ordini le polsiere e quando passai alle cavigliere Laura mi ordinò di farlo in piedi piegato in avanti, ubbidii e mi piegai indossai la prima cavigliera quando stavo per stringere la fibbia sentii il sibilo di una frusta che mi colpì violentemente su una natica sulla coscia opposta si arrotolò sulla gamba per finire con la punta sul mio uccello, il colpo fu inaspettato e estremamente doloroso bruciava come il fuoco e mi fece cadere a terra, mi rialzai immediatamente sapendo che non avrei dovuto assolutamente muovermi da una posizione che mi era stata imposta a meno che non ci fosse stato un ordine diverso. Dovetti finire di indossare l’ attrezzatura mentre per punizione le due aguzzine mi frustavano a turno e mi insultavano – TI INSEGNAMO NOI L’UBIDIENZA E LA DEVOZIONE SCHIAVO PRENDI QUESTI INSEGNAMENTI E FANNE BUON USO E RINGRAZIA AD OGNI COLPO.- Finito di indossare tutto compresa la maschera dovetti agganciare agli anelli delle cavigliere un asta che mi obbligava a rimanere con le gambe divaricate e infine fissare anche i moschettoni delle polsiere alle cavigliere. Avevo ormai cosce e natiche in fiamme di un colore rosso acceso bruciava tutto da morire imploravo dentro di me la loro pietà.
Mi trovavo in quella posizione piegato in avanti con le mani alle caviglie a gambe aperte e un enorme cazzo saldamente ancorato nella mia bocca, mentre venivo frustato insultato deriso sempre più violentemente e con difficoltà a respirare, non resistetti a lungo e all’ennesimo colpo inferto in maniera particolarmente crudele caddi a terra esausto e dolorante insultato dalle due aguzzine. Mi fecero distendere sulla schiena, e a turno si scopavano il cazzo che avevo in faccia non dimenticandosi di torturarmi con schiaffi pizzicotti mentre una cavalcava la mia faccia l’altra era con le gambe aperte sui miei occhi per sciolgliersi in profondissimi baci che le facevano eccitare in una cas**ta di liquidi dalle loro fiche, il mio viso era mavido di umori, mi entravano nelle narici e non mi lasciavano respirare sentivo il liquido scivolare lungo il collo e riempirmi le orecchie anche i capelli erano fradici dei loro liqiudi. Quando la loro eccitazione arrivò ad un livello incontrollabile mi bendarono e le sentii spostarsi sul letto li vicino. Iniziarono a fare l’amore intuivo le i loro movimenti baci profondissimi le loro lingue che si aggrovigliavano l’un ,l’altra e in ogni orifizio del loro corpo, sentivo i loro gemiti i respiri sempre più affannosi fino all’orgasmo violento sofferto che le ha lasciate tramortite sul letto. Appena ripresa, Laura, mi ordinò di avvicinarmi al letto dove si trovavano, dovetti strisciare per riuscire a muovermi, le sentii ridere della mia goffaggine, arrivato in prossimità del letto mi fece alzare in piedi e mi ritrovai di nuovo piegato in avanti, sentii una mano calda e morbida che mi prese il cazzo e con energia cominciò a farmi una sega. Sentivo la mia eccitazione ingrossarsi sempre più mentre la mano si stringeva e scorreva sul mio membro quando stavo per eruttare tutta la mia voglia mi diede un ordine perentorio- NON PROVARE A VENIRE SENZA CHE IO TI DIA IL PERMESSO- non aggiuse altro sapevo che se non l’avessi ubbidita mi sarebbe successo qualcosa di estremamente doloroso. Mi menava sempre più duramente e io non resistevo più sudavo e non riuscivo a prendere fiato per via della maschera si divertiva a vedermi soffrire e tremare ero ormai senza forze mugugnavo pietà e lei mi derideva dicendomi che non capiva cosa dicessi, le sentivo ridere entrambe mentre gemevo sudavo tremavo, finalmente mi diede l’ordine di venire mi sbatte ancora l’uccello con più violenza e mentre stavo per scoppiare lasciò la presa facendomi solo sborrare sul pavimento ma ricacciando il mio orgasmo nelle viscere. – Pensavi forse che mi sarei addolcita per te? – mi disse con scherno – non sei altro che un giocattolo che va buttato nell’armadio una volta finito di giocarci ricordatelo CAGNA !! – sferrandomi una sculacciata violenta sulle mie cosce ancora in fiamme, detto questo la sentii alzarsi e andare in bagno. Intanto ISABELLA che era rimasta a godersi la scena mi venne a liberare una mano e mi ordinò di togliermi tutto tranne la benda sugli occhi. Io lo feci nel frattempo LEI andò ad accompagnare la sua amica alla porta si salutarono e si diedero appuntamento per il giorno dopo.
Ritornò in stanza io non mi ero mosso dalla posizione in cui mi trovavo quando ero legato avevo ricevuto solo l’ordine di togliermi i vari oggetti non di muovermi, mi ordinò di riporre tutto a loro posto, ero bendato ma conoscevo quella stanza benissimo e riuscivo a muovermi senza vedere. Sentivo il suo sguardo posato su di me compiaciuta del suo potere della mia assoluta sottomissione e devozione. Feci attenzione nel riporre gli oggetti a non toccare gli altri strumenti di tortura che si trovavano vicino altrimenti avrei dovuto prenderli e porgerglieli umilmente per usarli su di me e con quello che mi avevano fatto non sarei riuscito a res****re, mi fece mettere davanti a lei con le gambe aperte e le braccia incrociate dietro la schiena, con un bastoncino cominciò ad ispezionarmi come aveva scritto nel messaggio spostava il membro da una parte guardava con attenzione lo spostava dall’altra poi passava alla palle poi di nuovo al membro così solo per farmi sentire a sua disposizione in suo possesso. Mi sembrava di essere ancora nell’ufficio di Laura e la cosa non so per quale alchimia mi eccitò facendomi ingrossare il cazzo. – BRUTTA TROIA STAI ANCORA RIPENSANDO A LAURA – non so come avesse fatto a capirlo non era la prima volta che mi succedeva durante una sua ispezione, mi prese per il membro e mi trascinò fino al tavolino lo appoggiò sopra e con la canna cominciò a picchiarlo mi sentivo morire appena la mia erezione diminuiva lo prendeva in bocca per farlo rinvigorire e ricominciava a picchiare, ripetè quella tortura per sei o sette volte urlavo e piangevo dal dolore lei mi insultava e mi rammentava la figuraccia che le avevo fatto fare con la sua amica imploravo pietà e le chiedevo scusa singhiozzando poi mi sbattè con la faccia sul tavolino e mi lasciò li senza respiro e con il cazzo che pulsava come un cuore. Indossò il suo fallo si avvicinò a me e senza che potessi pensarci mi trovai un cazzo di trenta centimetri che mi stantuffava il culo con violenza. Mi faceva molto male e il mio dolore la faceva godere. LEI si eccitava tramite una cinghietta che le massaggiava il clitorde pui veloce mi sfondava e più lei si eccitava . il ritmo era forsennato il dolore era insopportabile sentii la sua mano aggrapparsi al mio cazzo e partire in una sega violenta mi diede il permesso di venire quando volevo ormai sembravamo una vaporiera a velocità massima, scoppiammo entrambi in un orgasmo devastante lungo e intenso che ci fece cadere a terra esausti.
Mentre ero li a terra dolorante ripensavo a quella giornata e mi sentivo soddisfatto di essere stato ancora una volta lo schiavo oggetto delle attenzioni della mia PADRONA.

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