senza parole (speechless)

0 views
|

Mezzanotte. Annoiato, qui su Xhamster provo a fare conversazione con qualche donna.

&#034Ciao, come mai da queste parti?&#034.

Sì, la frase d’abbordaggio non è granché, ma le energie a quest’ora sono poche, e non ho voglia di spremermi in frasi fantasiose.

Un tentativo dopo l’altro, tutti cadono nel vuoto. Vedo che le donne sono online, ma penso che abbiano ben altro da fare piuttosto che rispondere a me. L’approccio non è niente di che, in più nel mio profilo c’è qualche foto del mio uccello, e poco altro. Perché una donna dovrebbe rispondermi? Me lo chiedo anch’io. Ma qui a Milano piove. E non ho sonno. E non ho voglia di masturbarmi davanti a uno dei soliti video, vorrei parlare con una donna, stasera, non mi importa che sia una strafiga, ma voglio una donna dall’altra parte dello schermo, o almeno credere che sia così.

Prova e riprova, ecco una risposta. La donna si presenta. Il suo nome è Laura. Anche lei di Milano. Cominciamo parlando delle solite stupidaggini. Certo il suo profilo è peggio del mio, neanche uno straccio di foto, solo un avatar in cui si intravede qualcosa. Si lascia scappare durante la conversazione che vive in un viottolo in zona Lorenteggio. Conosco casualmente quel viottolo, ci abita un mio lontano parente, saranno tre-quattro palazzoni in tutto, non di più. La conversazione prosegue, la convinco dopo tanti sforzi a mandarmi via mail qualche foto di lei. Il marito non c’è, e rimarrà fuori tutta la settimana, lei è a casa da sola. Dopo qualche minuto di attesa, vedo che la posta è finalmente arrivata. Niente male però! Non sarà una liceale, ma ha un corpo armonico, formoso e con le curve che piacciono a me. Noto una cosa però: nell’header della mail leggo il suo nome e cognome. Ho un pensiero in mente. Folle? Sì. Accendo il mio tablet, mi serve. Esco in tutta fretta di casa, continuando la conversazione sul tablet. Saranno tre-quattro chilometri, non di più. A quest’ora poi sono pochi minuti in macchina.

– Alla fine non mi hai detto perché a quest’ora sei ancora sveglia
– Stasera ho solo voglia di toccarmela un po’. Ti va di aiutarmi?
– Dimmi come?
– Voglio immaginare un bel ragazzo con un grosso arnese che mi soddisfa, che non mi da tregua.
– Sono qui per questo …
– Allora caro datti da fare e … fammi sognare

Nell’arco di queste battute ho già raggiunto il viottolo dove abita. Sì, sono quattro palazzi, ma enormi. Comincio a scorrere i nomi sui citofoni frettolosamente, mentre continuo la conversazione.

– Allora, c’è qualcuno che sta bussando alla tua porta, adesso. Dai un’occhiata allo spioncino, sono io, mi hai dato il tuo indirizzo e mi sono precipitato a casa tua
– Uhm si, non male, vai avanti….

Sono fortunato, il palazzo è il primo. Scavalco il cancello, e fortunatamente qualche sbadato ha lasciato il portone del condominio aperto. Salgo le scale, sempre col tablet in mano.

– Tu mi aspetti in accappatoio. Non mi fai neanche aprire bocca. Non vuoi sapere chi sono, da dove vengo, cosa voglio. Quello che vuoi è soddisfare te stessa e la tua figa. Dai subito un’occhiata a quello che ho tra le gambe. I jeans comprimono, ma la sola vista di te mi ha fatto infoiare. La cosa ti piace, ti piace sapere che mi fai eccitare così tanto.
– Si mi piace eccitarti porcellino mio
– E a te piacerebbe trovarti in questa situazione?
– Da morire …

Sono davanti alla porta di casa sua, sento un lontano rumore di tv. Mi faccio coraggio e busso. La tv zittisce. Mi metto in bella vista di fronte allo spioncino. Sento il leggero rumore metallico, e immagino lo sguardo dall’altra parte. Giro il tablet che ho in mano, le mostro la pagina di Xhamster. Secondi, interminabili secondi. Alla fine la porta si apre. E la situazione che mi trovo davanti non è molto diversa da quella del racconto che avevo iniziato, compreso l’accappatoio che avvolge il suo corpo sensuale. Mi invita a sedere sul divano. Non abbiamo ancora parlato. Non so se siamo davvero soli a casa, se c’è qualche motivo per stare in silenzio. Ma so che sono lì solo per soddisfarla, e non devo chiedere o pretendere altro. Mi accarezza, lì. Ma per adesso vuol farmi soffrire, non vuole liberarlo subito, ho i crampi per quanto sono eccitato. Intravedo la scollatura nell’accappatoio, vorrei saltarle addosso, ma stasera è lei la mia padrona, e decide lei, tutto. Mi prende per i capelli, penso già alle nostre lingue che si intrecciano in un mulinello fradicio. Ma mi sbaglio. La testa me la spinge più in giù. Con un gesto improvviso scosta l’accappatoio e mi prende la mia testa tra le gambe, e me la spinge giù. Sento un calore assurdo, improvviso. Il profumo che emana la sua figa mi lascia senza fiato. Comincio a leccarla dolcemente, piano piano, ma sento le sue unghie che affondano tra i miei capelli fino a farmi male. Capisco che stasera non se ne fa niente della dolcezza. Allora comincio a leccarla furiosamente, fino a mordicchiarle il clitoride. Comincia a mugolare. E’ la prima volta che sento la sua voce. O almeno un flebile lamento. So che le piace, ma è il momento di andare oltre. Mi succhio rapidamente il medio e l’anulare, li faccio scivolare dentro di lei mentre con la lingua continuo a stuzzicare il clitoride. Non so chi lei sia e cosa le piaccia, ma ci provo. Col mignolo le stuzzico il buchino, e sento che si appoggia sopra, vuole che affondi anche con quel dito, nell’altro buco. Sento le contrazioni della sua figa che mi risucchiano le due dita, mentre i suoi liquidi cominciano a scivolarmi giù per il braccio. A un certo punto si sposta, e mi spavento. Avrò osato troppo? Magari qualcosa le ha dato fastidio. Non è così, è solo il momento di cambiare. Ha voglia del mio uccello. E’ un attimo, improvviso, ma che sembra durare in eterno. I miei pantaloni e i miei slip quasi me li strappa di dosso, e si avventa sul mio cazzo. In fondo sono lì per quello, e adesso vuol vedere com’è e se funziona bene. Il suo non è un pompino, è un vortice furioso col quale sembra mi voglia risucchiare l’anima. Mentre mi stringe i pettorali fino a lasciarmi i segni, succhia, e succhia ancora, è una mantide affamata di cazzo, e io ho già la sborra pronta a schizzare. Ma lei è la mia padrona stasera, e la devo soddisfare fino in fondo, fino in fondo … Allora per la prima volta prendo io l’iniziativa. Devo farlo. Al ritmo del suo pompino, mi rimarrebbero solo pochi istanti ancora. Sono io stavolta a staccarle la testa dal mio uccello, con una fatica immonda. Lei capisce il perché e non protesta. Mi prende per un braccio e mi porta sul letto. Si appoggia sul letto a cosce aperte, e mi invita a entrare dentro di lei. Non voglio essere brusco, ma il cazzo letteralmente sprofonda nella sua figa allagata. Sento i rumori dei suoi liquidi ad ogni colpo che le do, mentre lei è aggrappata alle mie braccia e io vedo i segni sanguinanti delle sue unghie. Io sono su di lei, ma mi vuole far capire che a dominare è lei, anche in questa posizione. Mi blocca con un piede dietro la nuca, mentre con l’altro si fa largo nella mia bocca costringendomi a succhiarlo avidamente. Non sa che questa cosa mi eccita da morire, ma se ne accorge subito perché sente che i colpi diventano sempre più violenti, quasi a volerla sfondare. Adesso è il momento di cambiare. Non dice nulla, ma si divincola da me, mi porge la sua schiena e si piega con la faccia sul letto invitandomi a prenderla da dietro. Io appoggio le mie mani sul suo culo, e la penetro con un colpo secco violentissimo. Rimane quasi sorpresa, il suo urlo è a metà tra il piacere e il dolore. Continuo così, attento a sentire i versi che escono dalle sue labbra. Quando capisco che non c’è più dolore ma solo piacere, spingo ancora più forte, fino a farla sussultare ad ogni colpo. Lei poggia in basso una spalla contro il letto, e con la mano alterna sgrillettate a palpate di coglioni, vuol sapere quanta ce n’è dentro, quanta ne vedrà di lì a breve. Si sfila l’uccello, e si mette accanto a me. E’ sdraiata su un fianco, la sua testa a pochi centimetri dal mio uccello e con le gambe tiene stretta la mia faccia. Ma ha capito prima che c’è una cosa che mi piace di più, allora mi spinge la testa indietro e mi pianta i suoi piedi in faccia. E’ un attimo, appena lo fa la sega con la quale ha deciso di prosciugarmi l’uccello esplode in una sborrata folle, vede i fiotti che escono uno dietro l’altro, uno, due, tre, quattro … scosta la testa all’indietro, ma non puoi evitarne uno che le finisce dritto sulle labbra. Sono bagnato del mio stesso seme, la cosa la eccita da morire, ne prende un po’ con le dita e comincia a massaggiarsi la figa. Quindi, come ultimo gesto di superiorità, si siede sulla mia faccia costringendomi a leccare i liquidi miei e suoi. Dopo qualche istante si siede sul bordo del letto. E mi guarda. Il suo sguardo mi dice tutto. Mi rivesto, dopo essermi ripulito sommariamente. Mi raggiunge mentre sono sull’uscio della porta. Mi prende per le guance e mi bacia, mentre le lacrime cominciano a scendere copiose. Non voglio, non posso chiedere niente. Entro in macchina, torno a casa. Sono le tre. Mi butto sul divano, vestito e con la pelle che sa ancora di lei. Poche ore di sonno prima di tornare a lavoro. Alla solita vita. Il pomeriggio dopo sono di nuovo al pc. Il suo profilo è scomparso. Potrei … no, meglio di no. E’ stato come un sogno, quasi un sogno, della durata di poche ore. Di lei ho solo i segni delle sue unghie addosso. A breve spariranno anche quelli

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.