MASSAGGIO

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MASSAGGIO

Sono un accanito fumatore, ho provato di tutto per smettere, senza mai riuscirci.
Tempo fa, il mio amico Marco mi disse che per curarsi una sciatalgia si recato da un guaritore indiano, un certo Dheli, che curava molte malattie con massaggi che avevano del miracoloso e che con lui il miracolo si era realizzato, adesso stava benissimo, ed inoltre mi disse di aveva saputo che era anche capace, con la sola imposizione delle mani, di far smettere di fumare.
Pensando che, tentar non nuoce, fissai un appuntamento.
Ero convinto di incontrare un vecchio santone invece il guaritore era un gran bel ragazzo, moro, con gli occhi verdi, alto ed atletico.
Mi disse subito che la sola imposizione delle sue mani non era sufficiente, occorreva anche la mia buona volontà.
“Siamo alle solite”, pensai e fui tentato di andar via, mi trattenne, eccitandomi, il pensiero di poter fargli mettere le mani addosso a mia moglie.
Gli chiesi se i suoi massaggi potessero essere utile a mia moglie che soffriva di mal di schiena.
“Questa è proprio la mia specialità, portamela, ci penso io”.
Quel “portamela ci penso io” mi eccitò esageratamente, ruppi ogni indugio.
“Lei ha sempre dolore nella parte bassa della spina dorsale, quasi all’altezza del culo, ma lì è difficile massaggiarla perché appena la si tocca si eccita e chiaramente vuole fare altre cose”.
“Non ti preoccupare, ho capito tutto, portamela e vedremo come fare”.
“Ti consiglio di cominciare con la sola imposizione delle mani e poi ti comporterai di conseguenza, mi raccomando, però, non dirle niente di quanto ci siamo detti, anzi io fingo di non conoscerti e di vederti per la prima volta, d’accordo?”.
“Va bene, ci vediamo, se per voi va bene, domani verso le venti”.
“Per me va benissimo, a domani”.
A casa dissi a Gioia che, per il suo mal di schiena, Marco mi aveva consigliato un guaritore indiano che gli aveva curato con la sola imposizione delle mai, una dolorosa sciatalgia, e se per lei andava bene potevamo andarci già l’indomani.
“Io ai guaritori non credo molto, ma comunque, se è andata bene a Marco, vale la pena provare”.
L’indomani, alle venti precise, bussammo alla studio del guaritore.
Senza farmi notare osservai la reazione di mia moglie alla vista del bel moro, reazione molto positiva.

Mi disse dopo che, come era successo a me, si aspettava un vecchio santone ed era rimasta stupita nel vedere quel bel e muscoloso ragazzo.
Ci fece accomodare nel suo studio e cominciò a fare delle domande a Gioia circa il suo fastidioso dolore ed dopo i chiarimenti che mia moglie diede:“il suo è certamente un dolore reumatico, le mie mani emanano una forte energia che si tramuta in calore ideale per curare questi tipi di dolori, ci vorranno certamente più applicazioni il cui numero è impossibile stabilirlo preventivamente perché dipende dalla reazione del paziente al mio trattamento, possiamo cominciare subito e vediamo l’effetto che fa, venga di là nell’altra stanza dove ho il mio ambulatorio”.
Ci alzammo per seguirlo ma lui fu drastico e rivolto a me disse “mi dispiace ma lei deve rimanere fuori, non faccio la terapia in presenza di altre persone” e mi strizzò l’occhio.
Entrarono nell’ambulatorio e lasciò la porta leggermente socchiusa in modo che potessi vedere e sentire tutto.
“Si tolga il vestito e si stenda, pancia in sotto sul lettino, e mi indichi esattamente dove sente dolore”.
Mia moglie si tolse il vestito, rimanendo in reggiseno e micro slip, si stese sul lettino, ed indicò nella bassa parte della colonna vertebrale il punto doloroso.
Il santone congiunse le mani e le portò a circa venti centimetri dalla schiena di mia moglie.
Dopo circa mezzo minuto le chiese “sente il calore?”.
“No” fu la risposta di Gioia.
Il santone avvicinò ancora di più le mani alla schiena e dopo altri trenta secondi richiese “sente il calore?”.
“No” fu ancora la risposta di Gioia.
A quel punto poggiò le mani sulla schiena di mia moglie cominciando a massaggiarla.
La troia ebbe un brivido, il santone continuando a massaggiarla appoggiò il suo pacco al braccio di Gioia la quale assolutamente non si scompose.
Dheli si posizionò ai piedi del lettino, le prese le caviglie, la tirò a se fino a che le gambe di mia moglie non furono penzoloni dal lettino poi si stese completamente su di lei, e le disse nell’orecchio: “troia, tu non hai nessun mal di schiena, tu vuoi solo essere inculata, è vero?”
“Si, mi piace da morire il cazzo in culo”.
“Ed io ti accontento subito”.
Si tolse il camice, si accarezzò la mazza e gliela fece scivolare, senza trovare resistenza, nel culo fino alle palle dando inizio ad una furiosa inculata.
La troiona mugolò di piacere, e cominciò a dimenarsi come una indemoniata, “dai spingi, sfondami tutta” urlava sgrilletandosi.
L’amico si infoiò ancora di più, ora le dava delle tremende varrate spaccaculo.
Io, vedendola e soprattutto sentendola mi arrapai come una bestia, mi sbottonai i pantaloni e cominciai a spararmi una sega.
“Che stronza che sei, Alberto entra e mettiglielo in bocca per questa troia un sol cazzo certamente non basta”.
Entrai, mi posizionai davanti al suo viso, le bloccai la testa e le infilai il cazzo in bocca.
“Dai fottiamocela questa troia, facciamole passare tutte le voglie” disse Dheli incrementando i colpi.
Allora io cominciai a chiavarla in bocca.
La troia era al settimo cielo, questa era una delle cose che le piacevano di più, succhiare un cazzo mentre veniva inculata.
La puttanona si tolse il mio cazzo dalla bocca e mi disse: “tesoro
questo mi fa morire, che grosso cazzo che ha, mi sta sfondando il culo, che bello, io non resisto più, adesso godo e tu sborrami in bocca”, e ricominciò a spompinarmi.
Le bloccai la testa e le spinsi il cazzo fino alla gola dove mi fermai, “godi zoccolona, voglio allagarti la gola di sborra”.
E lei rantolando godette.
Le scaricai in gola tantissima sborra quasi a soffocarla, la viziosa la bevve tutta.
A questo punto l’amico, emettendo un urlo bestiale, le affondò fino alla radice la mazza nello sfintere e le inondò il culo di denso sperma.
Quindi glielo sfilò dal buco nero, gli spalmò la sborra sulle chiappe e glielo rimise in culo continuando a spingere, “che troia che sei, a te non basterebbe mai, è vero?”
Candidamente la mia adorabile mogliettina ammise “il tuo cazzo mi fa impazzire, voglio continuare la terapia, lo voglio nella fica, in bocca e tra i seni, torniamo domani”.
E così fu.

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