Le mie storie (14)

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Eccomi qui, dopo qualche giorno di pausa a raccontarvi di nuovo di me. Certo ad essere sincere non è più tanto facile perché a dire il vero gli episodi cominciano un po’ a scarseggiare. Dopotutto ho sempre detto di non essere stata mai particolarmente ambita. In questo viaggio nei ricordi di questi miei quarant’anni, la memoria ogni tanto fa venire alla luce delle cose che davvero credevo di aver dimenticato. Un po’ il fatto che mi sono accorta che siete in tanti a leggermi, un po’ perché queste situazioni della mia vita mi hanno aiutato nel bene o nel male a crescere mi fa piacere scrivervi di me e delle mie esperienze. Questa se proprio dovesse avere un titolo farebbe riferimento ad un proverbio piuttosto conosciuto &#034non c’è cosa più divina che… la cugina&#034. Non so che cosa s**tti in determinate situazioni, non so se forse è perché soprattutto i maschietti nei confronti di noi femminucce quando c’è quella sorta di parentela e quindi di confidenza maggiore magari si sentono più liberi, ma nel giro delle mie amicizie e anche alla sottoscritta è successo qualcosa del genere. La cosa che mi è venuta la mente poi è stata rafforzata anche dal fatto che in tempi diversi anche mio fratello ha avuto a che fare a che fare con una cugina. Ma vedrò se sarà il caso di raccontare anche di loro.
Per quanto abbia cercato di circoscrivere nel tempo l’episodio, sinceramente non ci sono riuscita in maniera precisa. Sicuramente mi ero laureata e comunque stavo studiando ancora. Ricordo la telefonata di mia madre che mi annunciava che di lì a poco mi avrebbe chiamato una mia zia calabrese (la mia famiglia anzi la famiglia di mia mamma e di mio padre, sono numerosissime quindi cugini e cugine di secondo grado, come si dice, ne ho tantissimi). Confesso che con tutti questi parenti non proprio stretti che però fanno comunque riferimento ai miei, spesso non capisco precisamente con chi ho a che fare. Ma dopo qualche parola ed i classici saluti di rito, inquadrai la persona: era una delle tante cugine di mia madre con la quale avevamo fatto anche una vacanza anni prima. Lei mi annunciò che suo figlio sarebbe salito a Napoli per qualche settimana per un corso di aggiornamento (o qualcosa del genere). Li subito s**ttò il suo ricordo e della vacanza che facemmo insieme. Era assolutamente detestabile, antipatico ed oltretutto all’epoca, in piena crescita adolescenziale, cercava sempre di mettermi le mani addosso, mani che io gli spezzavo (metaforicamente ma poi non tanto). Dopo aver parlato con la zia, mi passò questo ragazzo, ci salutammo, un po’ di chiacchiere e poi subito lui si ricordò della vacanza confessandomi senza nessun problema che era dall’epoca innamorato di me. Per la verità questa confessione la fece ridendo, io intanto dall’altra parte della cornetta rimasi un po’ sorpresa da quella confidenza che oggettivamente non avevamo visto che non gli parlavo da anni ed anni. D’altra parte però mi resi conto che coloro che vanno via da Napoli, hanno sempre una sorta di contatto con la terra da dove vengono, per cui io come parente napoletana, potevo rappresentare un qualcosa di più vicino a loro di quanto loro lo fossero a me. Ci salutammo e raccontai a mio fratello che di lì a qualche giorno avremmo avuto questo nuovo ospite. Mio fratello si mise a ridere e senza che io gli dicessi niente, mi disse che durante quell’estate famosa (lui ha un paio di anni più di mio fratello), gli diceva di portargli i miei costumi, o le mie mutandine. Insomma era davvero fissato con la sottoscritta. Ricordo che questo dialogo tra noi si chiuse come al solito con della facile ironia sul mio abbigliamento intimo che sia all’epoca che oggi è tutto fuorché qualche cosa da conservare.
Finalmente arrivò questo ragazzo, considerate che non lo vedevo da almeno sei/sette anni, quando facemmo la famosa vacanza lui avrà avuto sulla quindicina mentre quando me lo ritrovai in casa era più che ventenne. Accento marcatamente calabrese, molto ma molto alto (naturalmente un’altra persona rispetto ai ricordi), si presentò con un mazzo di fiori per la sottoscritta (che naturalmente suscitò ilarità in mio fratello) salvo poi tirare fuori dalla valigia una serie di prodotti delle sue parti che non finivano mai. Gli feci vedere la sua camera, gli dissi che naturalmente avrebbe diviso il bagno con mio fratello e cominciò questa convivenza. Per la verità lui era di un’educazione esemplare, sempre gentile con me, anche quando mio fratello lo irretiva dicendo che mi doveva trattare &#034male&#034. Spesso durante la cena (a pranzo in genere eravamo ognuno per i fatti suoi), il dibattito verteva su come fosse possibile che lui avesse avuto ed avesse all’epoca ancora questa cotta per me. Io lo vedevo palesemente in difficoltà, mi faceva tenerezza nonostante fisicamente fosse il doppio della sottoscritta. Capitava anche di passare qualche serata da soli (mio fratello d’altra parte non voleva portarselo in giro), lui accennava anche una sorta di corteggiamento, ma io chiaramente non lo prendevo sul serio. Anche perché all’epoca mi vedevo con il ragazzino. Ricordo che qualche volta provava ad allungare una mano, sempre delicatamente, sempre facendo finta di niente, io davvero non sapevo che fare, perché a differenza di quanto era piccolino e si lasciava andare pure troppo, in quei momenti era imbarazzato. Potrei continuare a raccontare di suoi gesti affettivi nei miei confronti che ad onore del vero mi sorprendevano parecchio, ma mi rendo conto che voi volete che arrivi al dunque. Così un po’ perché contenta di queste attenzioni, un po’ perché a me come ho sempre detto mi piacciono i tipi simpatici, un po’ perché incuriosita dal capire cosa voleva e cosa sarebbe potuto succedere, cambiai lentamente atteggiamento nei suoi confronti. Per esempio la mattina mi facevo vedere tranquillamente in pigiama da lui, consapevole che sotto la magliettona dell’epoca, le mie tette grosse non gli fossero indifferenti ed oltretutto che per quanto potesse essere lunga, ogni tanto lo sguardo alle mie mutande gliele dava. Anche lui, pur rimanendo sempre nell’educazione, cominciò però ad aumentare la confidenza verso la sottoscritta. Mi salutava con il bacio sulla guancia, mi accarezzava il ginocchio (ed io lasciavo fare), insomma ero assolutamente consapevole delle schermaglie che c’erano tra noi due. Una sera io ero nel mio letto (una piazza e mezzo) a vedere un film e lui come sempre buono buono se ne stava sulla poltrona accanto. Lo invitai a venire sotto le coperte, ma solo se avesse fatto il buono. Mi sorrise promettendomi comportamento ligio. Io però i maschietti anche all’epoca li conoscevo già piuttosto bene. Tempo una decina di minuti e sentii il dorso della sua mano sfiorarmi la coscia. Lo lasciai fare, capivo che del film non è che gli interessasse granché, lui continuava con le carezze, niente di provocante ma assolutamente piacevoli, allora io lo presi in contropiede. Allungai la mia mano fino al suo basso ventre, e naturalmente anche da sopra al pigiama notai che era abbondantemente eccitato. Quando lui sentì la mia mano sopra il suo coso mi afferrò subito la coscia, io gli dissi che sarebbe dovuto rimanere calmo, di non prendere iniziative ed al massimo di fare quello che facevo io. Così quella sera ci masturbammo a vicenda, per la verità io a lui lo feci due volte perché la prima fu piuttosto veloce . Ricordo che parlava tanto mentre lo toccavo, mi faceva ridere perché mi ringraziava chiedendomi di continuare. A dire il vero anche lui non è che fosse male, sarà che in quel periodo ero piuttosto &#034attiva&#034 ma ricordo che fece il suo dovere anzi senza fiatare mi aiutò a cambiare le lenzuola del letto prima di andare a dormire.
Mi era piaciuto, ero contenta del suo atteggiamento, ero contenta di poterlo gestire un po’ a modo mio, non come mi capitava con il ragazzino che era parecchio più irruento anche perché avevamo un tipo di rapporto e di conoscenza completamente diverso. Così per qualche giorno mi limitai soltanto ai preliminari, lui era più che contento, lo fu soprattutto quando gli diedi il permesso di scendere con la testa tra le mie cosce. Mi chiese di fare lo stesso con lui ma gli dissi di no, non perché non avessi voglia (a me piace fare sesso orale), ma perché in quel momento mi piaceva il fatto di non dargli certezze, di &#034comandare&#034 il gioco. In tutto questo naturalmente bisognava stare attenti a non farsi beccare da mio fratello. Non è che sarebbe crollato il mondo, ma comunque sono sicura che &#034me l’avrebbe fatta pagare&#034. Nonostante spesso litigassimo, soprattutto in quel periodo, c’è sempre stato un rapporto di confidenza fraterna molto bello tra di noi. Lui non si è mai tirato indietro dal raccontarmi di tutto di più, io naturalmente pur dicendogli alcune cose, ho avuto un po’ più di pudore nei suoi confronti. Il tempo naturalmente passò velocemente, questo gioco un po’ spinto con questo cugino stava volgendo al termine anche perché sarebbe dovuto partire di lì a qualche giorno. Mi ricordo che una notte da sola, dovetti decidere se andare fino in fondo oppure no. Come al solito la scelta la feci fare al destino, anche perché credo che, a memoria, non abbia mai programmato di proposito una &#034scopata&#034 in vita mia.
Quella sera non mi ricordo perché ma mio fratello avrebbe dormito fuori (sarà andato dai miei a Roma oppure da qualche ragazza, le alternative sono queste). Come ho detto, ero assolutamente indecisa sul cosa fare. Così come al solito dopo la cena io mi infilai nel mio lettone e lui sempre dopo averlo chiesto, mi raggiunse. Senza fare niente, cominciammo a parlare, dopo tutto in quasi un mese avevo recuperato tutta la vita della sua famiglia, ma delle sue storie poco o niente. Mi raccontò (come sempre fanno i maschi) delle pene d’amore, di tragedie anche se in realtà erano cose da poco. Poi, ricordo che all’improvviso, mi confessò come mai da piccolino si era preso questa cotta per la sottoscritta. Insomma mi disse che era un fan sfegatato di serena grandi, e che una mattina al mare mi vide cambiarmi la parte di sopra del costume e fu letteralmente folgorato dalle mie bocce. Quella cosa mi fece talmente ridere che da sotto le coperte mi tolsi la maglietta e gliene feci vedere una. Vi giuro che sembrava un bambino che aveva visto la Nutella per la prima volta. Eppure immagino che non fosse il primo seno che avesse visto dal vivo. Questo mio gesto naturalmente gli portò subito l’eccitazione. Io d’altra parte neppure nascosta dalle coperte era rimasta solo con le mutandine. Chiese il permesso di toccarmela (lo giuro), poi una volta presa in mano non si fermò più. In breve era sopra di me, lungo lungo quasi mi copriva del tutto, naturalmente gli feci mettere il preservativo, mi ricordo che lo facemmo molto lentamente, io volevo che lui fosse un po’ più energico, ma ebbi l’impressione come se volesse godersi il momento, mi baciava le tettone e si muoveva dentro di me. Non ebbe il coraggio di baciarmi in bocca, d’altra parte neanche io però lo feci, non so perché. Ad un certo punto ricordo che me lo ritrovai a cavalcioni con il suo uccello tra le tette, gli piaceva eccome vederlo sparire lì in mezzo… poi naturalmente mi venne lì sopra.
Da allora non ci siamo più rivisti se non ad un paio di matrimoni di famiglia. Oggi è sposato, credo che abbia anche dei figli. La cosa che mi ricordo che mi fa ancora adesso ridere, e che quando ci siamo visti l’ultima volta (qualche anno fa), dopo avermi presentato sua moglie, mi fece subito notare la taglia del seno… naturalmente molto abbondante

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