Gazzosa!

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Prese la bottiglia di gazzosa che aveva tenuto in frigo, l’apri, ne bevve un sorso e rivolse il suo sguardo al tavolo della cucina.
Su quel tavolo, seduta a gambe divaricate e con i polsi ammanettati dietro la schiena, completamente nuda c’era una donna.
Si avvicinò a lei, depose la bottiglia sul tavolo proprio tra le gambe della donna, vicino al pube ma senza che lo toccasse, la prese per i capelli e, tirandoli, la fece sdraiare supina.
Le manette che le legavano i polsi la costrinsero a inarcare la schiena, impedendole di rilassarsi in quella posizione, mantenendola invece in una tensione non solo muscolare.
Lui l’afferrò per le caviglie e mise i suoi piedi sul tavolo. Divaricò ancor di più le gambe fino a farle assumere una posizione simile a quando si è sopra una sedia ginecologica.
Riprese la gazzosa e, inclinandola verso di lei, le sfiorò il pube con il collo della bottiglia, prima di riportarsela alla bocca, bere un altro piccolo sorso e umettarne il collo, un po’ mettendolo in bocca, un po’ leccandolo, quasi stesse facendo un pompino a quella bottiglia.
“Sono di gusti semplici. Forse avresti preferito lo champagne, con il suo perlage. Per quello che ti voglio fare lo trovo uno spreco e poi è troppo delicato. La quantità di gas che mettono in queste bibite mi sembra le rendano più efficaci, più stimolanti, più aggressive. Non parlare. Osserva, senti, gemi, ma non dire nulla”.
Così dicendo, sempre con la bottiglia nella destra, si mise due dita della sinistra in bocca. Le estrasse bagnate della sua saliva e portò la mano sopra la vulva. La strofinò un poco e con le dita insalivate cominciò ad aprirle le labbra fino ad entrare, prima con uno, poi con due dita, nella vagina. Inserendole ed estraendole divaricava sempre di più le dita. La guardò negli occhi:
”Sì, la voglio aperta. Ti voglio aperta. Non permetterti di godere prima del tempo. Siamo solo all’inizio”.
Continuò ancora un po’, finché, estraendo completamente le dita e vedendo il buco che rimaneva aperto, decise che la figa era pronta.
Chiuse con il pollice la bottiglia e le diede uno scossone. Sempre tenendola chiusa la portò davanti al buco e, nel momento stesso in cui toglieva il pollice, spinse il collo della bottiglia di gazzosa nella figa della donna.
Rimase qualche istante ad osservare la gazzosa che eruttava dalla vagina, schiumosa e sfrigolante, e poi cominciò a scoparla con quella bottiglia.
Quando ne ebbe abbastanza di sentire i suoi gemiti tolse la bottiglia, si riempì la bocca con quello che rimaneva del liquido ormai quasi del tutto sgasato e portò la sua testa tra le gambe di quella donna, appoggiando le labbra sulla sua figa e soffiandole dentro quello che aveva in bocca, per poi risucchiarne un po’.
Si rialzò, con ancora la gazzosa mista agli umori della donna in bocca, fece qualche passo per portarsi a fianco del tavolo, prendere i capelli di lei e baciarla lasciando colare quello che aveva tenuto per lei.
Solo a quel punto lui si slacciò la patta e le cose continuarono come succede normalmente tra uomini e donne. Manette comprese.

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