Fantasie avverate (terza parte)

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Una volta usciti dalla doccia, senza neanche asciugarci, ci dirigemmo in camera da letto con l’acqua che ci gocciolava ancora addosso, ci stendemmo sulle lenzuola fresche che ben presto si inumidirono per aver coccolato i nostri corpi bagnati; era una sensazione fantastica, quel fresco raffreddava i nostri bollori.
Ci addormentammo uno accanto all’altro e solo quando mi svegliai dopo un paio d’ore, mi resi conto che nel sonno, io e Anna ci tenevamo la mano, quanto l’amavo!
Decisi di non svegliarla ancora; la osservavo accanto a me tutta nuda, persa in un sonno profondo, le passavo un dito sul viso e ne disegnavo i contorni, poi scesi con la mano sui seni, quella terza abbondante a mela che mi faceva impazzire.
Anna sentiva nel sonno il tocco delle mie mani, i suoi lamenti sembravano godimenti; decisi di smetterla altrimenti l’avrei svegliata.
Mi alzai dal letto e socchiusi la porta della camera, andai in cucina a prepararmi un caffè; alzai la testa verso l’orologio a muro, erano le 21:30.
Mentre aspettavo il caffè che usciva, aprii il tablet per cazzeggiare un po’ su internet e per ultimo andai a vedere la mia casella di posta elettronica.
C’erano diversi messaggi, ma quello che attirò la mia attenzione fu un messaggio con degli allegati, nell’oggetto c’era scritto foto Anna.
Aprii il messaggio, “ho scelto le foto che ritengo più belle, come promesso ve le invio; sono molto appagato del risultato avuto dalla musa che ha posato per me”.
Quel “posato per me” mi diede un po’ fastidio.
Cominciai ad aprire gli allegati, le foto erano di grande qualità, ma era il personaggio che finiva di valorizzarle; la bravura di Salvo era evidente, gli s**tti erano stati fatti ad arte, Anna era stata immortalata nei suoi movimenti e posizioni naturali.
Le foto, anche se semplici, sembravano che avessero tutte una sfumatura erotica; mettevano in risalto le sue bellissime gambe allungate, accavallate o piegate sotto al sedere, a secondo delle pose….
In alcune le frange del suo vestitino rosso erano salite talmente su che mi venne il forte dubbio che non era stata casuale quella scosciatura; la conferma la ebbi quando in altre foto Anna si accarezzava le gambe con le mani e con le unghie laccate di rosso, in altre si era sbottonata i primi bottoni frontali del vestito mettendo in risalto la parte superiore delle tette e nell’ultima foto che Salvo mi aveva inviato, Anna era in piedi su una gamba mentre con la mano aveva afferrato il tacco del sandalo dell’altra gamba facendo piegare la caviglia all’indietro, con la punta della lingua toccava il labbro superiore e guardava l’obbiettivo con uno sguardo seducente e penetrante.
Quando Salvo le aveva s**ttate non mi ero accorto di come mia moglie si era lasciata andare allo sguardo del nostro amico voyeur; provavo un senso di gelosia e eccitazione.
“Cosa stai guardando”?
Alzai la testa e vidi Anna appoggiata con la spalla alla porta della cucina, era tutta nuda e a piedi scalzi, venne verso di me con le tette che ballavano per l’assenza del reggiseno, “mi versi un pò di caffè”?
Mentre le versavo il caffè gli allungai il tablet, “guardati”.
Le sue labbra si aprirono in un larghissimo sorriso, “che belle”!
Le osservava con attenzione, proprio come le avevo osservate io e alla fine disse: “E’ bravo Salvo, è un professionista della fotografia”.
“Anche tu però non ti sei mantenuta a sfoggiargli tutta la tua sensualità, ti sei lasciata andare al suo sguardo”.
“Amore a me piace farmi fotografare, lo sai, ma che fai il geloso adesso”? e mi mise una mano in mezzo alle gambe tastandomi il cazzo che era diventato come il marmo; “ma è la gelosia o le mie foto che te lo fanno drizzare così tanto”?
Tutte e due risposi io.
Volevo farle mille domande, volevo tastare il terreno per quella sera, ma decisi che il gioco, se voleva, lo doveva condurre lei.
Apparecchiammo la tavola e consumammo la nostra cenetta, non feci riferimento al possibile appuntamento che ci eravamo prefissati con Salvo, le parlavo di tutto, ma non del dopo con il nostro amico.
Lei partecipava ai discorsi, ma la vedevo fremere per un qualcosa, aveva la testa da un’altra parte, non aveva il coraggio di affrontare la situazione che si poteva prospettare dopo; allora giocai la mia carta: “dopo la bevuta di oggi, io direi di riposarci per stanotte, cosi domattina possiamo scendere presto in spiaggia”.
Vidi un velo di stupore e delusione sul suo viso, dopo un pò non ce la fece più: “e con Salvo? Che figura ci facciamo? Gli abbiamo dato appuntamento”.
“Chi se ne frega” gli risposi io, chi lo rivede più.
“ma è stato così gentile con noi, ci ha inviato anche tutte quelle foto”
Con noi? Risposi io, forse con te!
“ma a te non piaceva che un altro uomo mi mettesse al centro dell’attenzione? Il tuo cazzo mi dice di si!”
Il suo viso si fece rosso per l’imbarazzo, ma feci finta di non accorgermene.
“Stasera lascio decidere te, se ti va di uscire, vatti a vestire, se no ce ne possiamo rimanere a casa”.
Mi accesi una sigaretta e uscii fuori al balcone, lasciando Anna a decidere il da farsi; non volevo condizionare le sue scelte, dovevano essere le sue voglie a decidere.
La mia speranza era che accettasse l’invito di Salvo, quello che sarebbe successo dopo non doveva essere imputato principalmente alle mie volontà; non mi andava che un giorno potesse dire: “l’hai voluto tu”!
Finii la sigaretta e restai ancora un po’ fuori a pensare a quello che sarebbe successo o poteva accadere, quando rientrai in cucina, Anna non c’era.
Andando verso la camera da letto, vidi una striscia di luce uscire da sotto la porta del bagno, forse aveva deciso di non proseguire, saremmo rimasti a casa.
Deluso scesi dal nostro appartamentino dirigendomi verso un bar che avevamo vicino casa, presi tre birre destinate a farmi compagnia a casa quella sera e tornai indietro.
Quando entrai dalla porta, per poco non mi prese un colpo!
Di fronte a me, sulla soglia della porta della cucina c’era mia moglie, mi mancò il respiro; aveva un vestito a tubino bianco, talmente stretto che sembrava essere nuda, vista anche l’assenza del reggiseno.
Il tessuto aderiva al suo corpo disegnandone tutte le curve, seno che stava per esplodere, culo sodo e gambe toniche; ai piedi aveva dei sandali rossi con laccio sottile che chiudeva sulla caviglia,tacco 10.
Al collo portava una collana di finto corallo rosso che le scendeva fino alla parte superiore delle tette, in tinta con un rossetto rosso vivo; aveva raccolto i capelli in una coda di cavallo facendo risaltare il suo bellissimo viso.
“Usciamo”?
Quelle parole mi destarono dalla contemplazione della femmina che avevo di fronte, quasi balbettando le dissi : “vado a vestirmi”.
Per come si era preparata mia moglie, non potevo mettermi jeans e t-shirt, avrei sfigurato; misi un pantalone a sigaretta e una bella camicia bianca di lino abbastanza stretta, anche io avevo un bel fisico grazie alla palestra, volevo fare la mia parte.
Tornai da lei e la presi a braccetto, vado bene così vestito?
Anna mi mise una mano sul pettorale destro e affondò le unghie nella carne al di sopra della camicia, “si, mi fai sangue”!
Uscimmo di casa senza aggiungere altro, scendemmo le scale e camminammo per un po’ senza che nessuno dei due dicesse una parola; ero assorto nei miei pensieri, Anna lo voleva quell’appuntamento, lo voleva eccome! Se sarebbe stata un uscita normale, solo io e lei, allora niente di particolare, era il suo modo di vestire; ma quella sera c’era il nostro amico con noi e quella sua presentazione era per lui!
Mentre camminavamo l’attenzione dei passanti era tutta per mia moglie, gli sguardi degli uomini erano insistenti e bramosi, io ero costretto ogni tanto a infilarmi una mano in tasca per cercare di frenare un’erezione continua, anche perché per via del mio pantalone a sigaretta si notava il bozzo pronunciato.
Ero orgoglioso di camminare al fianco di una donna come mia moglie, ma a volte quando ostentava sensualità e femminilità come in quel caso, provavo imbarazzo.
Fu la sua voce, ancora una volta, a distogliermi dai miei pensieri: “perché non provi a chiamarlo”?
Era inutile proseguire e capire se voleva o non voleva, il messaggio era chiaro.
Ma ora volevo mettere in chiaro alcune cose!
La tirai al lato della strada ed entrammo in un bar, ordinai due birre ghiacciate e ci mettemmo in un angolo più riservato del locale, facemmo cin cin con le bottiglie e dopo un sorso le dissi: “dimmi un po’, cos’è che ti piace di lui”?
Anna diventò un peperone, abbassò lo sguardo e cominciò a giocare con l’etichetta della bottiglia, io la incalzai: “l’ho capito che ti piace e pure tanto, ti sei vestita così per lui, a me questo gioco piace, mi eccita da morire e voglio che vada avanti, ma voglio che tu ricordi sempre che io sono tuo marito, il tuo unico uomo e questo è e dovrà rimanere solo un gioco”!
“Ti sbagli”, mi disse lei, “non mi sono vestita così per lui, ma per te; se stasera accadrà qualcosa, voglio che accada con tutte le sue sfumature, quindi la presentazione e i modi dovranno essere eleganti e fini”; “come mi hai sempre detto tu e come è successo al ristorante, questo è un gioco e deve essere giocato da entrambi le parti; voglio divertirmi e provare emozioni nuove, ma tu per me rimani e rimarrai sempre il mio unico vero amore”!
Mi sporsi verso di lei e le misi la lingua in bocca, lei rispose con passione al mio bacio più di quanto mi aspettassi e capii subito che Anna era eccitatissima per quella situazione.
Per il bacio il suo rossetto si sbavò e dopo aver pulito con un fazzoletto le mie labbra, estrasse dalla borsetta una piccola trousse e si avvio verso il bagno delle donne.
Io presi il telefono e feci il numero che Salvo mi aveva lasciato.
Non diede il tempo del secondo squillo, sperava che quella telefonata arrivasse e lo immaginai impaziente con il telefono in mano da parecchio tempo, sentii la sua voce: “pronto”?
“allora, beviamo qualcosa insieme”? gli risposi io; “heilà”, rispose lui, “credevo che non mi avreste richiamato”, poi ci demmo appuntamento dove ci eravamo visti quella mattina.
Anna uscì dal bagno con il rossetto sistemato, “se mi baci di nuovo ti uccido”!
Risi e finimmo di scolarci le birre, “andiamo”, le dissi.
Ad Anna non dissi niente della telefonata, quando arrivammo nel posto in cui quella mattina avevamo conosciuto Salvo, mi fermai appoggiandomi ad un muretto; “perché ci siamo fermati”? mi chiese Anna ed io facendo il vago le dissi: “ho provato a chiamare Salvo, ma non mi risponde”; volevo tenerla sulle spine.
Sul viso di Anna comparve un velo di delusione, dopo poco mi chiese di richiamarlo, “sei impaziente di rivederlo” le dissi, diventò di nuovo rossa in viso mentre alle sue spalle stava arrivando un uomo ben vestito, era Salvo.
Era un uomo elegante nei movimenti e nei modi, oltre al buon vestirsi.
“Signora, così vestita sembra che lei sia uscita da una rivista di moda”; Anna si girò al suono della sua voce poi subito si rigirò verso di me, rossa in viso e con lo sguardo mi fulminò, sottovoce e con un ghigno mi disse: “stronzo, te la faccio pagare”!
Salvo le fece il baciamano, poi la attirò a se e le diede due bacetti sulle guance; mi strinse la mano, una bella stretta da uomo, “mi fa enormemente piacere avervi rincontrato, ci tenevo a passare una serata con voi”.
Cominciammo a passeggiare sul lungomare con Anna al centro e noi due ai lati, si parlava del più e del meno, poi su mia indicazione ci fermammo ad un bar con dei tavolini esterni, ci sedemmo ad uno di questi in un angolo, un po’ in disparte; Anna si sedette tra noi due.
Io ordinai la mia solita bionda doppio malto, Salvo un mojito e Anna fece uguale; sedendosi il suo vestitino si alzava continuamente e a fatica cercava di far scendere e aggiustare l’orlo della gonna.
Al nostro amico non dispiaceva affatto, anzi, si sistemò con la sedia un po’ più distante da mia moglie avendo un’angolazione e una visuale quasi frontale, il motivo era chiaro, voleva sbirciare tra le gambe di mia moglie.
Anna se ne accorse e lo capii perché ad un certo punto la smise di sistemarsi l’orlo della gonna e cominciò distrattamente ad accavallare e scavallare le gambe, senza preoccuparsi della visuale che stava offrendo al nostro amico.
Entrambi avevano iniziato un gioco di sguardi e allusioni, cominciarono a parlare di tutto e di niente, ma era solo una copertura per distogliere la mia attenzione da quello che stava accadendo;
Anna con la coda dell’occhio cercava di vedere se io mi ero accorto di quello che stavano facendo, uguale faceva Salvo.
Feci finta di non partecipare ai discorsi, mettendomi a scrivere messaggi fasulli con il telefonino e sbirciando assistevo al loro gioco che mi stava provocando un senso d’ansia accompagnato da un’erezione tremenda che ben presto si trasformò in fastidio, dalla posizione di seduto, l’uccello mi premeva nei pantaloni stretti.
Ad un certo punto, mentre sbirciavo il comportamento di Salvo, vidi che lui si bloccò con lo sguardo e leggermente sgranò gli occhi; sbirciai verso mia moglie, sulle labbra aveva un sorriso malizioso, il vestitino era salito parecchio su e aveva scavallato le gambe, aprendole un bel po’.
Mi meravigliai che la vista di una mutandina avesse così tanto scombussolato il nostro amico.
Il fatto che Anna controllasse la mia attenzione, cominciò a darmi un po’ fastidio, sembrava quasi che la mia presenza gli desse fastidio; come quella volta al matrimonio di Luca, sembrava che volesse tenermi fuori dai giochi.
Posai il telefonino quasi infastidito e cercai di intromettermi nei loro discorsi, ben presto rimasero poveri di argomenti; guarda il caso!
Salvo si alzò e disse di allontanarsi per andare in bagno, aspettai che stesse fuori dalla portata della nostra voce e mi rivolsi a mia moglie: “che cazzo stai facendo? Perché continui a tenermi fuori dai tuoi giochi e dalle tue voglie? Credevo che sarebbe stato un gioco fatto da tutti e due, ma quasi quasi sembra che la mia presenza ti dia fastidio”!
Lei mi guardò per qualche secondo con uno sguardo serio e disse: “Ascolta, hai voluto fortemente che questa situazione capitasse, anche se ultimamente non me lo stavi più chiedendo, ho sempre percepito la tua voglia che facessi la zoccola davanti a te. Non puoi imporre il tuo controllo sulle mie voglie, devo essere libera di trovare e provare emozioni; non devi essere egoista, come hai detto tu, il gioco è di entrambi, allora lasciami libera, altrimenti interrompiamolo qua”!
Per un attimo la guardai, elaborando quello che mi aveva detto, forse aveva ragione; credevo di poterle imporre quello che volevo e desideravo, ma non avevo pensato a quello che lei preferiva o desiderava.
Aveva le mani appoggiate sul tavolino, misi la mia mano sulla sua e mi sciolsi in un sorriso, “hai ragione, mi sono comportato da egoista, sentiti libera di proseguire”!
Lei si rilassò sulla sedia, il suo sguardo si addolcì e mi chiese: “allora, ti piace lo sviluppo di questa situazione”?
Si, le dissi io, “anche se alcune cose sembrano provocarmi un po’ d’ansia, mi hanno provocato un’erezione tremenda”, e le feci vedere il bozzo nei pantaloni.
Lei mi disse: “voglio dirti una cosa, ma non ti devi ingelosire; Salvo ha un qualcosa di magnetico, quando parla, come si esprime”……
“Come ti guarda”, le dissi io.
“Si, anche come mi guarda, anzi, soprattutto come mi guarda; presta attenzione ad ogni mio movimento o particolare, hai dei modi da uomo vero, proprio come te”; che paracula!
“Ma un vero uomo non sbarra gli occhi per la visione di un paio di mutandine”, le dissi io;
si spostò e si avvicinò leggermente con la sedia, mettendosi in una visuale frontale e allargò le gambe come aveva fatto con Salvo, mi disse: “sei sicuro”….?!?!
Io li sgranai più del nostro amico, Anna non portava le mutandine!
Ma la cosa che ancora di più mi fece stupore, era che adesso che le guardavo la fica, la vedevo liscia e depilata, mentre fino al pomeriggio aveva un ciuffetto di peli.
Si era rasata quando ero sceso da casa per andare a prendere le birre.
Ti sto scoprendo più troia di quello che pensavo, le dissi e l’attirai a me per baciarla; la sua lingua mi roteava in bocca, sembrava di sentire il sapore dei suoi ferormoni.
Sentimmo una presenza vicino al tavolo e ci staccammo, era Salvo; “scusate, se volete mi allontano”.
“Perché”? Disse mia moglie, “mica stiamo scopando”!?!
Salvo sentendo quelle parole, sottovoce, si senti in diritto di dire “magari”…..
Anche Anna lo sentii e lo incalzò dicendo: “perché, ti piacerebbe vederci scopare”?
Oramai mia moglie aveva preso in mano le redini della situazione, era il suo gioco, a me stava bene.
Salvo non si aspettava quelle parole, rimase un attimo senza dire niente, capi che si era creata una certa confidenza con mia moglie e guardandomi si sciolse in un sorriso : “Si Anna, mi piacerebbe eccome; siete una coppia fantastica, tu sei stupenda e travolgente, sei un femmina con la f maiuscola e provochi un terremoto in ogni uomo che ti guarda; tuo marito, oltre che un bel ragazzo è una persona eccezionale e intelligente. E’ il vostro modo di vivere la vita che mi piace (forse aveva capito tutto); vi invidio, magari avessi avuto anche io questa fortuna. Se in futuro ci sarà occasione vi parlerò di me e della mia vita”.
Parlai io: “Ti piace cosi tanto mia moglie”?
Salvo rispose: “Tanto è dire poco”.
Era arrivato il momento di allontanarmi un attimo, guardai mia moglie e alzandomi mi avvicinai al suo orecchio : “è la tua serata, fai il tuo gioco”! Andai verso i bagni e vi entrai.
Sembrava di avere in testa un ciclone, talmente che correvano i miei pensieri e solo quando sbottonai i bottoni del pantalone per il bisogno mi resi conto di quanto ce l’avevo duro!
Chissà cosa stavano facendo e cosa si stavano dicendo.
Di proposito aspettai ancora qualche minuto in bagno, poi uscii.
Il tavolo dove eravamo seduti era vuoto, Anna e Salvo non c’erano !
Anche se quella situazione l’avevo voluta io, il non trovarli al tavolo fu un pugno nello stomaco!
Mi guardai in giro, guardai in lontananza, ma di loro niente.
Chiesi al cameriere quando e in che direzione erano andati, mi disse che il signore aveva pagato il conto e si erano avviati verso il lungomare.
Anche questa volta Anna mi stava tenendo fuori, le sue parole mi riecheggiarono nella testa : ” il gioco è di entrambi, allora lasciami libera, altrimenti interrompiamolo qua”!
Il cameriere aveva detto che li aveva visti avviarsi verso il lungomare, quindi a casa non erano andati.
Mi avviai anche io in quella direzione con dentro un misto di ansia, rabbia, adrenalina ed eccitazione; controllavo tutti i bar e le panchine sulla strada adiacente il mare, ricordo che fui fermato anche da una pattuglia della polizia che mi chiese i documenti, forse avevano notato la mia agitazione.
Dopo i controlli mi salutarono e io continuai la ricerca; cazzo il cellulare, ero talmente preso dalla situazione che neanche ci avevo pensato.
Feci 2 volte il numero di mia moglie, ma non ebbi risposta; mi stavo incazzando!
Poi mi arrivò un messaggio, era lei: “Vieni al Lido XXXXXXX, sotto i pali di sostegno delle ultime cabine sulla sinistra guardando il mare”.
Quel lido lo conoscevo bene, era il lido dove andavamo tutti i giorni!
Avevo il cuore in gola, non mi misi a correre, ma il mio passo era talmente veloce che la gente che incrociavo mi guardava curiosa.
Arrivai al lido, erano le due passate e logicamente era chiuso; l’unico modo per entrare era andare per la spiaggia.
Scesi dal lato più vicino a me, quello di destra, mi tolsi le scarpe e cominciai a camminare sulla sabbia, arrivai alla fine dei piloni di destra che sostenevano le cabine e tagliando per mezzo mi avviai verso il lato sinistro; lungo il percorso nella mia mente si affollavano le immagini e le visioni delle scene più assurde e indecorose, cazzo, stavo sudando.
Nel chiarore di luna, sotto i piloni delle cabine di sinistra, ad una distanza di circa 25 metri riuscii a distinguere il bianco di un vestito con la rispettiva sagoma, era mia moglie appoggiata con la schiena ad uno dei pali; non riuscivo ancora a vedere la sagoma di Salvo, poi ricordai che era vestito di colore scuro.
Rallentai il passo, a circa 15 metri notai la sagoma di Salvo, anche lui era appoggiato con la schiena al palo di fronte a quello di mia moglie, erano distanti tra loro circa 2 metri; poi mi videro, ero a circa 7-8 metri quando sentii la voce di mia moglie: “fermati ”! “Resta li e guarda”!
Vidi che girò il viso verso Salvo, erano nell’ombra, sotto al pontile, si guardarono fissi per un po’, poi mia moglie lentamente alzò il vestitino tirandoselo su fino alla vita, mostrando al nostro amico la grazia della sua fica.
Adesso lo sguardo di Salvo era verso il basso ventre di mia moglie, poi Anna alzò il braccio verso di lui e fece il gesto con la mano di avvicinarsi; Salvo le si avvicinò, erano a pochi centimetri l’uno dall’altra, Anna gli mise le mani sulla testa, nei capelli e gli spinse la testa verso il basso.
Per un attimo Salvo si girò verso di me incrociando il mio sguardo, in quel cono d’ombra di vedo e non vedo sembrava che mi avesse rivolto un sorrido, o un ghigno; ma a me non me ne fregava un cazzo, quella situazione mi aveva buttato fuori di testa, nella mia vita, mai avevo vissuto e avuto un’ eccitazione simile.
Salvo scese giù con la testa e Anna per facilitargli la cosa allargò le gambe; le mani di mia moglie massaggiavano la sua testa e lo accompagnava in quello che stava gustando.
Anna reclinò la testa all’indietro appoggiandola al palo, non riuscivo a vedere, ma sicuramente aveva gli occhi chiusi.
Poi per un attimo si distolse, forse si era ricordata che c’ero anch’io; la vidi girare la testa verso di me, non le vedevo il volto, ma immaginai che stesse tremendamente godendo per la lingua di Salvo.
Era scomparsa sia l’ansia che la rabbia, ora stavo provando una sensazione di godimento e trasgressione, vedere mia moglie che spingeva la testa di un altro uomo fra le sue cosce, mi provocava un’erezione impressionante.
Neanche mi ero accorto che mi stavo massaggiando l’uccello con la mano sinistra; quanto tempo che lo desideravo, al ristorante l’avevo sentita, ma ora lo stavo guardando.
Ebbi uno s**tto, cercai di avvicinarmi a loro ma lei mi vide e mi bloccò ancora una volta facendomi segno con la mano aperta.
Mi fermai, ma non ero spazientito, volevo farmi guidare da lei, le lasciai le redini del gioco.
La testa di Salvo si muoveva in continuazione tra le cosce di mia moglie, cominciai a sentire lamenti e versi, Anna stava godendo e pure tanto.
Poi tirò su la testa di Salvo e si trovarono faccia a faccia, per un attimo ebbi la paura che si baciassero, ma Anna lo girò e si scambiarono la posizione, ora era Salvo appoggiato con la schiena al palo; la testa di Anna si girò ancora verso di me e guardandomi cominciò a slacciare i pantaloni del nostro amico.
Sembrava che anche Salvo avesse capito le regole del gioco perché non prendeva iniziative, si faceva usare da mia moglie senza forzare la situazione; forse fuori al bar e per la strada che avevano fatto per arrivare li lei gli aveva detto e imposto quello che voleva fare.
Avevano aspettato li il mio arrivo, questa volta Anna voleva farmi partecipare alle sue voglie fin dall’inizio.
Tirò giù i pantaloni di Salvo fino a metà coscia, poi con la mano sinistra iniziò a segarlo; lui era immobile appoggiato a quel palo, si guardavano, immaginai i loro sguardi, poi Anna fece un passo indietro e si piegò con il busto pronta a prenderglielo in bocca.
Aveva il vestitino arrotolato alla vita e quando si mise a 90 gradi, da dietro si pronunciava il gonfiore della sua fica, si girò verso di me e disse: “prendi ciò che è tuo”!
Mi avvicinai a loro sbottonandomi i pantaloni, non feci in tempo ad abbassare i boxer che l’uccello mi guizzò fuori; mi posizionai dietro mia moglie, ora riuscivo a vedere Salvo in faccia, i nostri occhi si incontrarono per un attimo, poi Salvo li socchiuse e rivolse leggermente la testa all’indietro, Anna gliel’ho aveva preso in bocca.
Prima di penetrarla avrei preferito che me l’ho inumidisse un po’, ma non volevo interrompere quel momento e poi non ce n’era bisogno, quando con la mano le accarezzai la fica era bagnata di umori e saliva.
Cominciai a giocare con la cappella sulle labbra della fica, poi lo introdussi dentro; nelle prime penetrazioni Anna sembrava avere dei piccoli spasmi, tanto che stava godendo, forse pensava a quante volte avevamo desiderato quella situazione nelle nostre fantasie e ora si stava realizzando.
Il ritmo delle mie percussioni aumentava sempre di più e di conseguenza aumentava la velocità del pompino che Anna stava facendo a Salvo; ancora una volta i nostri sguardi si incontrarono e con voce soffocata mi disse: “tua moglie è fantastica”!
Non c’era bisogno che me lo dicesse lui delle qualità di mia moglie a fare i pompini, ma quelle parole finirono di infoiarmi; cominciai a montare Anna sempre più forte, adesso sentivo dei gridolini soffocati dall’uccello di Salvo che aveva in bocca.
Salvo le mise le mani in testa, nei capelli e con massaggi e carezze ne accompagnava il ritmo, oramai non era più Anna che gli stava facendo il pompino, era lui che la stava chiavando in bocca!
Alla visione di questa scena non resistetti più, diedi un’ accelerazione con le mie penetrazioni fino a svuotarmi dentro di lei con grida di soddisfazione; poggiai il busto sulla schiena di Anna e restai ancora con l’uccello dentro, sentivo il suo movimento nel succhiare il cazzo del nostro amico.
Ad un certo punto Anna diede un colpo di reni facendomi staccare da lei, la vidi prendere il cazzo di Salvo in mano cominciando a tirarglielo, l’aveva sentito gonfiarsi, stava arrivando; non vidi la sborra di Salvo uscire, ma dalle sue grida immaginai che fosse tanta.
Rimanemmo tutti e tre in silenzio, poi fu Anna a romperlo: “mi date un fazzolettino”? Aveva la mano sporca di sperma.
Ci sistemammo con calma e in silenzio, ricordo che fu Salvo a dare il fazzolettino a mia moglie; dopo essersi abbassata il vestito Anna venne da me, mi mise le braccia intorno al collo e cominciò a baciarmi con dolcezza e intensità, sembrava che quel bacio non finisse mai.
Dopo essersi staccata da me, andò da Salvo, lo abbracciò poggiandogli la testa sulla spalla, vidi che Salvo la strinse forte, poi le fece delle carezze sulla testa dicendo: “fantastica, tu e il tuo uomo”.
Salvo raccolse i sandali di mia moglie e ci incamminammo verso la strada, ci tenevamo mano nella mano, Salvo ci seguiva.
Arrivati sulla strada Anna si sedette su una panchina per pulirsi i piedi dalla sabbia ; allungò le mani verso Salvo per farsi dare i sandali, ma questo disse : “aspetta, faccio io” e si inginocchiò ai piedi di mia moglie.
Poi si ricordò che c’ero anch’io e si rivolse a me: “posso”?
Avevo capito che voleva fare, feci cenno con la testa di si.
Prese il piedino di mia moglie tra le mani e cominciò a togliere la sabbia dalle dita e dalla pianta, ma più che scrollargli la sabbia, le stava facendo dei massaggi e delle carezze, Anna sembrava apprezzare, lo capii perché girava e rigirava il piede aiutandolo nel suo palpare, poi passò all’altro piede; la vista di questa cosa mi provocò ancora una volta eccitazione.
Oltre che a mia moglie anche Salvo provava un erotico piacere a massaggiargli i piedi, poi le infilò prima un sandalo e poi l’altro; l’aiutò ad alzarsi e disse: “non so a voi, ma a me è venuta fame, andiamo a mangiare qualcosa di dolce”?
Fu Anna a rispondere anche per me: “si”!
Ci incamminammo verso una cornetteria che era situata all’interno dell’area urbana; camminavamo con Anna al centro, poi lei si fermò di colpo e la vedemmo stringere un pò le gambe e arrossire, sembrava che si stesse vergognando di qualcosa.
Solo io non capii quello che stava accadendo; Salvo tirò fuori dalla tasca il pacchetto di fazzolettini e ne diede un paio a mia moglie dicendo: “andiamo tra quelle due macchine, io e XXXXXX ti copriamo”.
“Non puoi aspettare che arriviamo al bar”? le dissi, convinto che doveva fare la pipi; non mi rispose, ma Salvo fece una risatina e si rivolse a me: “certo che ne dovevi avere tanta”.
Ancora qualche secondo e capii, feci proprio la figura dello stupido; Anna non doveva fare la pipi, era la mia sborra che gli stava colando dalla fica scendendo per le gambe.
Ricordo le parole che disse: “Salvo scusa; se mio marito mi fa sporcare il vestito lo ammazzo”!
Coperta da noi due in mezzo a due macchine ferme, si tirò ancora su il vestito e cominciò a pulirsi, io le davo le spalle, cosa che non fece Salvo perché senti Anna dire “girati, mi vergogno”; poi sentii Salvo chiedere scusa.
Finita di ripulirsi ci avviammo al nostro bar, Anna si stava arrabbiando perché per strada io e Salvo non smettevamo di ridere.
Ci sedemmo, cornetti latte e caffè; fu li che cominciammo a conoscere Salvo.

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