24 ore di bondage estremo con Lidia

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Seconda session di bondage estremo con Lidia.
Report fedele di un’esperienza realmente vissuta il 2 Marzo 2016

Ieri sera è arrivata da me la mia amica Lidia per la seconda session che avevamo programmato da qualche mese. Dopo la prima session del novembre 2015 durata dodici ore, questa volta l’obiettivo è di tentare di arrivare alle 24 ore ininterrotte di immobilizzazione nella gabbia appositamente preparata per lei.
Non useremo la gabbia metallica usata la prima volta, ma una struttura in legno montata su ruote, dotata di cuscini per l’appoggio e ganci per catene e corde.
Si è preparata, vestita con un body in latex, guanti a sacco, cappuccio, dispositivo di castità in plastica, collare e varie altre contenzioni.
Alle 23 era pronta e l’ho bloccata nella gabbia con una miriade di catene, corde e fascette.
Le ho infilato il bavaglio in gomma, i tappi auricolari e la gas mask oscurata, infine ho fissato la gonga e la catena di sospensione della testa. La gabbia è stata posizionata davanti al mio letto in modo da controllare la situazione.
Per le prime ore la sentivo mugugnare e tentare di muoversi, poi dev’essersi addormentata con la testa sospesa dalla catena.

Stamattina alle 6 l’ho trovata già sveglia, le mani erano intorpidite a causa dei guanti chiusi che le impedivano di distendere i palmi, le ginocchia erano un pò doloranti ma è riuscita a passare la notte indenne.
Non ha mai dovuto usare il pulsante di emergenza che azionava una suoneria per svegliarmi.

Ora sono le 9 di mattina, Lidia ha trascorso 10 ore in gabbia e le aspettano altre 14.
Durante la notte mi sono svegliata diverse volte per controllarla, ma era tutto a posto e Lidia era tranquilla e/o rassegnata.
Le ho fatto bere dell’acqua da una cannuccia e mangiare qualche biscotto.
Tra poco le infilerò il catetere esterno (una sorta di condom con un tubetto di scarico) sul clito e un altro tubo in plastica da 40 mm nell’ano, passante attraverso il sedile, nell’eventualità avesse bisogno di evacuare.
Sembra che abbia tutte le intenzioni di arrivare alla prossima notte senza necessità di liberarla dalla gabbia.

Giovedì 3 marzo, ore 16.
Lidia è ancora vincolata alla gabbia da ieri notte, non lamenta particolari disagi e alla mia richiesta di rassicurazione risponde con un cenno affermativo. So per certo che le ginocchia devono dolerle molto per la continua pressione (anche se appoggiate sui cuscini) e anche le chiappe sono sollecitate. Per riattivare la circolazione osservo che spesso sposta il peso appoggiandosi sui gomiti, nonostante sia completamente immobilizzata. Sembra non abbia nessuna intenzione di mollare.
Credo che questa notte non ha potuto dormire molto perchè rilassandosi la gogna le premeva sul collo, ho risolto sospendendo meglio la testa sul supporto superiore.
Questa mattina è riuscita a fare dei brevi pisolini ed ora sembra più rilassata.
Solo per cinque minuti le ho tolto maschera e bavaglio per dissetarla. Le ho dato da bere con la cannuccia e mangiato qualche biscotto, non ha voluto altro. Gli occhi sono però rimasti oscurati dal cappuccio in latex.
Verso le 14 sembrava avesse lo stimolo di evacuare e come programmato le ho infilato nell’ano il tubo in plastica predisposto per questo. Il tubo ha un diametro di 40 mm, è completamente vuoto all’interno e per infilarlo senza irritarla ho realizzato un plug a forma di ogiva dello stesso diametro del tubo in modo da facilitare l’introduzione. L’ho infilato attraverso il foro ricavato sul sedile e poi nell’ano. Alla fine ho sfilato il plug da sotto e ho sigillato l’estremità libera con un sacchetto di plastica per la raccolta feci.
Per la pipì ho risolto senza catetere, è bastata una bottiglia con il tappo largo (quelle del latte), infilata nella CB
Al momento i drenaggi sono ancora al loro posto ma ha dovuto solo fare un pò di pipì.
La prossima volta userò un catetere Foley, se scopro come usarlo.
Più tardi le ho applicato un elettrostimolatore in diversi punti nelle parti basse del corpo, per un totale di mezz’ora, a fine prova le chiederò se le è piaciuto oppure no.
Vi ricordo che da ieri sera Lidia è sottoposta ad una severa limitazione sensoriale, la mask è completamente oscurata, ha i tappi nelle orecchie e indossa un bavaglio a palla che le permette solo qualche incomprensibile mormorio. Anche la respirazione è più difficoltosa del normale, la gas mask ha due valvole che si aprono alternativamente, posso sentirla respirare dal tipico ticchettio delle valvole.
Non riuscendo a deglutire a causa del bavaglio, la saliva si accumulava sul fondo della maschera e solo una parte usciva dalla valvola colando lungo il collo, spesso devo asciugarla.
Ho anche notato che la mia presenza la rassicurava, quando stavo vicino a lei o la accarezzavo, il clito entrava in erezione all’interno della CB, segno che l’eccitazione rimaneva costante.
Alle mie richieste di sospensione ha sempre risposto negativamente, dunque è ben determinata a concludere la session di 24 ore. Mancano ancora sette ore…

Giovedì 3 marzo, ore 23.
Sono scadute le 24 ore programmate e finalmente ho liberato Lidia.
Come prevedibile la prova è stata dura, ma non insopportabile e le sue condizioni fisiche sono buone.
Poichè anche per me è stata una nuova esperienza non avevo modo di afferrare completamente la portata della session a cui è stata sottoposta Lidia.
Parlando successivamente con lei ho comunque appreso che:
Nelle prime due o tre ore la reazione istintiva è quella di tentare di liberarsi e muovere il corpo per dare sollievo alle membra bloccate, poi il corpo si intorpidisce e non lo senti più, come se appartenesse ad un’altra persona, ma non si tratta di rallentamento della circolazione sanguigna, bensì di un fatto esclusivamente mentale.
Non si avverte dolore o fastidio, a meno che non si tenti di forzare le bardature, operazione dunque del tutto inutile e dannosa.
Avviene una sorta di dissociazione che porta la mente a vagare fuori dal corpo, in questa fase sono possibili brevi pisolini intervallati da dormiveglia in cui non si è mentalmente del tutto lucide. In ogni caso il passare del tempo non lo si avverte più.
L’isolamento sensoriale aiuta molto e il fatto di non sentire e vedere crea qualcosa di simile ad una trance autoindotta.
La respirazione diventa una cosa automatica, anche se ostacolata dal bavaglio e dalle valvole della gas mask.
La salivazione può causare un fastidioso gorgoglio se la maschera non viene svuotata periodicamente, anche se una parte viene espulsa attraverso la valvola di scarico.
In altre parole il corpo si adatta alla nuova condizione e la accetta senza ribellarsi, anzi ad un certo punto interviene una sensazione di benessere e rilassatezza.
Lidia mi ha rivelato di usare delle tecniche yoga (o qualcosa del genere) per estraniarsi dalla realtà e immedesimarsi in un oggetto immobile. Non conosco queste tecniche dunque sarà lei a spiegarcele, se lo riterrà opportuno.
Tutto questo veniva però bruscamente interrotto dai miei controlli di sicurezza, quando le toglievo la maschera e bavaglio per darle da bere e mangiare l’incatesimo veniva spezzato e la mente ritornava alla realtà.
Questo mi ha insegnato che per la prossima volta la session non dovrà essere interrotta troppo spesso e che per la reidratazione dovrò provvedere con altri sistemi.
Una possibile soluzione potrebbe essere l’infusione salina nei seni, che per mia diretta esperienza sopperisce alla necessità di bere per diverse ore.
Il cibo solido invece non costituisce una necessità urgente, la fame non si avverte per nulla ed è possibile rinunciare a mangiare anche per 24 ore di seguito.
Le mie preoccupazioni per l’espletamento delle funzioni fisiologiche si rivelate infondate, ha fatto pipì solo tre volte e sempre in minima quantità. Le feci si sono accumulate nel sacchetto collegato al tubo, ma anche queste sono state in quantità molto ridotta. Evidentemente l’immobilità rallenta anche il metabolismo.
Gli unici segni rossi rimasti sul corpo erano sulle ginocchia, sulla parte anteriore degli stinchi e sul sedere, dove è rimasta appoggiata per tutto il tempo. Si sono riassorbiti nelle ore successive senza lasciare traccia.
Quando le ho tolto il cappuccio in latex e il body trasparente era ovviamente sudata in modo impressionate, gocciolava di sudore. La prossima volta userò un cappuccio e una tuta in pelle, che in teoria dovrebbe traspirare.
La mandibola è stata l’unica parte dolorante, essendo stata forzata in posizione aperta per tutto il tempo.
Ha dovuto attendere mezz’ora prima di poter parlare chiaramente. Afferma di non aver mai sofferto di crampi.
Dopo una doccia, un accurato makeup ed essersi riassetata, Lidia mi ha raccontato le sue impressioni, siamo rimaste a chiacchierare per due ore, poi a nanna.
Tutto sommato l’esperienza è stata molto positiva, non ci sono state complicazioni e Lidia è pronta per ripeterla in futuro, magari correggendo qualche errore.
Io sono stata molto fiera della sua determinazione e della sua forza d’animo per riuscire a res****re fino alla fine, anche se diverse volte sarei stata tentata di liberarla prima della scadenza. Dopotutto la responsabilità era mia.
Complimenti sinceri a Lidia per essere riuscita in un’impresa che difficilmente è alla portata di altri.

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