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{"id":2144,"date":"2016-09-17T18:21:33","date_gmt":"2016-09-17T18:21:33","guid":{"rendered":"http:\/\/www.bestsexstory.com\/?p=2144"},"modified":"2016-09-17T18:21:33","modified_gmt":"2016-09-17T18:21:33","slug":"le-mie-storie-36-prima-parte","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.bestsexstory.com\/le-mie-storie-36-prima-parte.html","title":{"rendered":"Le mie storie (36) (prima parte)"},"content":{"rendered":"

Ho appena finito la pausa pranzo, entro allo studio e la segretaria mi fa sorridendo &#034il grande capo ha lasciato delle pratiche sulla tua scrivania con una busta. Credo che tu debba portargliele a casa dopo averle completate&#034. Ringrazio, entro nella mia stanza e sopra ad una serie di faldoni c’\u00e8 una busta chiusa. La apro senza immaginare assolutamente il contenuto. Poi comincio a leggere, e man mano che le righe scorrono, nella mia mente tante cose si fanno pi\u00f9 chiare. Leggo e nello stesso tempo mi ricordo di episodi, di gesti apparentemente normali. Dovrei sorprendermi, dovrei sconvolgermi e invece non accade niente di tutto ci\u00f2. Sono a met\u00e0 della pagina e gi\u00e0 capisco cosa trover\u00f2 scritto dopo, ma proseguo senza nessuna emozione, senza nessun turbamento, forse ne ero consapevole, forse dovevo immaginarlo, forse \u00e8 cos\u00ec e basta. Non mi stupisce neanche il fatto di non arrabbiarmi, anzi di sapere che alla fine della lettura, pur non sapendo ancora cosa far\u00f2, la far\u00f2 con tanti rimpianti e tanti sensi di colpa. Gli occhi sono sulla lettera a decifrarne la scrittura pi\u00f9 che i pensieri (quelli sono chiarissimi), intanto continuano a passarmi davanti le immagini dell’ultimo anno, persone, sorrisi, mezze frasi, complimenti e arrabbiature. Poi finalmente finisco. Ripiego il foglio ordinatamente e lo rimetto nella busta. Metto i faldoni nella borsa del lavoro, indosso la giacca, mi do una aggiustata allo specchio (cercando quanto pi\u00f9 possibile di non guardarmi in faccia), poi esco, saluto Giovanna (la segretaria) le do appuntamento a domani e vado via dallo studio. I quattro piani dell’ascensore che mi portano fuori sembrano interminabili, penso e ripenso a cosa devo fare, non lo so, non lo vorrei sapere, forse lo so. Esco per la strada e comincio a camminare in cerca di un negozio. In genere non sono una cliente affezionata di quel genere di negozi, ma la strada pedonale che mi porter\u00e0 alla metro \u00e8 ancora lunga, immagino che ne incrocer\u00f2 qualcuno inevitabilmente. Infatti, dopo poco le vetrine piene di luci mi catturano in maniera quasi ipnotica. Prima di entrare mi guardo intorno, neanche stessi varcando una porta proibita; \u00e8 solo un negozio di intimo femminile, ma per la sottoscritta \u00e8 un qualche cosa di quasi del tutto sconosciuto. Dentro c’\u00e8 solo un’altra cliente oltre a me, ma neanche il tempo di cercare una confidenza con il luogo che non ho, che si avvicina una commessa&#034 posso aiutarti?&#034 Io incespico, non so neanche da dove cominciare, poi mi faccio coraggio e le dico &#034mi servirebbe un completino intimo, tanga, calze e reggicalze scure&#034 mi fermo e comincio a pregare che lei non mi chieda tipo, colore, taglia ed altre cose che ignoro, fornendomi quasi sempre allo stesso negozio che sa gi\u00e0 quello che mi serve, da tanti anni (lo so, sono l’antitesi della femminilit\u00e0). Fortunatamente la signorina, molto gentile, deve aver capito che non sono esattamente a mio agio in quel posto, cos\u00ec mi chiede gentilmente di aspettare e sparisce per un paio di minuti. Mi avvicino al bancone e lei comincia a mostrarmi una serie di microscopiche mutandine, composte da un filo posteriore ed un piccolissimo triangolo anteriore. Ne guardo qualcuna, faccio finta di apprezzarne le qualit\u00e0, poi dopo aver approvato anche il reggicalze corrispondente, faccio la mia scelta. La signorina mi chiede se voglio aggiungere al tutto anche il reggiseno, che dopo una veloce radiografia dovrebbe essere taglia E. Sorridiamo entrambe delle mie forme, poi dopo il mio gentile rifiuto, vado alla cassa a pagare. Non mi aspetto minimamente il totale del quale mi rende partecipe la cassiera, ma faccio finta di niente ed esco velocemente dal negozio. Subito infilo la bustina con i miei acquisti nella borsa da lavoro, in preda ad una ingiustificata vergogna. Come un automa riprendo il mio percorso verso casa. Ogni passo, ogni minuto, i miei pensieri vanno al contenuto di quella lettera, a quelle parole crude che stanno scandendo ogni istante di questa giornata. Arrivo finalmente davanti alla porta, apro e appena dentro, dopo essermi tolta come sempre le scarpe (il tacco lo detesto), in un gesto di rabbia scaglio le chiavi sopra il letto. Mi stendo, ho bisogno di riflettere cinque minuti. Metto il braccio sulla fronte, chiudo gli occhi e comincio a pensare. &#034Che cosa faccio? Se lo faccio cosa succeder\u00e0? Se non lo faccio come mi comporto? Speriamo di aver capito male!&#034 Intanto guardo l’orologio sul comodino e mi rendo conto che devo dare un’occhiata ai faldoni nella borsa. Mi spoglio velocemente ed indosso la tuta comoda che mi aspetta piegata a dovere sulla sedia vicino la piccola scrivania della mia camera da letto. Tolgo la camicetta ed il reggiseno e dopo una veloce sciacquata nel bagno, mi infilo una maglietta presa a caso nell’armadio. Comincio alacremente a completare quei fogli uno dopo l’altro, in maniera certosina, mentre lo faccio penso inevitabilmente alle tre ore successive, ed a ci\u00f2 che potrebbe accadere. Ecco finalmente ho finito. Metto tutto a posto in borsa, mi risiedo un attimo sul letto, \u00e8 il momento di decidere: guardo il soffitto alla ricerca di un aiuto, di un segno che so che non verr\u00e0. Ho deciso, mi alzo e vado in bagno, apro la doccia, tolgo velocemente i vestiti ed entro dentro. Incredibilmente l’acqua che mi bagna mi rilassa molto pi\u00f9 di quanto potessi immaginare. Comincio a strofinarmi con il bagnoschiuma e come per magia tutti i pensieri svaniscono all’istante. Apro il braccio della doccia e lo indirizzo tra le gambe in direzione della micia piena di schiuma. \u00c8 una cosa che faccio abitualmente, direi quotidianamente, ma questa volta, non so perch\u00e9, ho una sensazione diversa. Cos\u00ec indugio, e avvicino la doccia sempre pi\u00f9 all’interno delle mie cosce. Sto rilassata, sto bene, mi rendo conto di essere eccitata, non so il perch\u00e9, forse lo so e voglio nascondermelo. Con una mano allargo la micia, con l’altra avvicino lo schizzo dell’acqua. Con gli occhi chiusi inizio a toccarmi. Non mi succedeva non ho pi\u00f9 neanche da quando, ma lo faccio e mi piace anche tanto. Un’incredibile confusione affolla la mia testa, eccitazione, paura, rilassamento, rabbia e tensione. Poi sento lento ma inesorabile il piacere aumentare sempre di pi\u00f9 fino a farmi venire. Sono bagnata, tanto bagnata e non solo dell’acqua della doccia. Riapro finalmente gli occhi, \u00e8 il momento di tornare alla realt\u00e0. Sono davanti a uno specchio ad asciugarmi i capelli, quando sono cos\u00ec gonfi \u00e8 uno dei pochi momenti nei quali mi vedo piuttosto passabile. Ma pi\u00f9 mi guardo nello specchio, pi\u00f9 mi rendo conto di ci\u00f2 nel quale mi sto andando ad infilare. Ormai sono rassegnata alle prossime ore, sar\u00f2 sempre me stessa alla fine, che cosa sar\u00e0 mai dopo tutto. Di esperienze ne ho avute, mi sono divertita, tutto quest’ansia non \u00e8 giustificata. Esco dal bagno e mi siedo sul bordo del letto. Ecco \u00e8 il momento! Da quest’istante non si torna pi\u00f9 indietro. Tiro un sospiro, allungo la mano per prendere il pacchetto comprato qualche ora prima e tiro fuori i miei inconsueti acquisti. Tolgo l’accappatoio e infilo la mutandina. \u00c8 un tanga, mi alzo e mi sembra di essere nuda completamente. Il filo posteriore scompare tra le mie grosse natiche, il triangolino anteriore copre a malapena la mia micia, per fortuna in questo periodo pelosa soltanto nella parte superiore. \u00c8 la volta del reggicalze, apro e cerco di capire come si mette. Naturalmente al negozio mi sono trattenuta dal chiederlo alla commessa per non fare figuracce, adesso mi ritrovo con questo strano elastico con i tentacoli tra le mani. Per fortuna dopo qualche tentativo riesco a metterlo come si deve. Resta solo da indossare le calze adesso. Fa caldo, dannatamente caldo, ma le devo mettere, \u00e8 cos\u00ec e basta! Mi alzo di nuovo, vado per la seconda volta davanti allo specchio, una giravolta e mi scappa un sorriso a met\u00e0 tra la vergogna e l’approvazione. A memoria credo sia la prima volta che metto tutta insieme questi tre indumenti contemporaneamente, escludendo le feste di carnevale. Guardo l’orologio, sono le 7:30, ho ancora una mezz’ora per prepararmi, e non ho idea se sia poco oppure tanto. Apro l’armadio ed incomincio a scegliere&#034 quale&#034 devo mettere. Li guardo uno per uno, non ne ho tanti ma non sono neanche pochi. Poi alla fine opto per un classico di colore blu. Prendo anche la camicetta, bianca, deve essere bianca, non devo derogare. Mi risiedo sul letto ed incomincio ad indossarla. Il reggiseno no, non lo metto, non lo devo mettere, non lo avrei messo comunque. I bottoni si chiudono uno dopo l’altro, decido di lasciarne aperto uno in meno del dovuto, forse per una timida speranza che so non si verificher\u00e0. I seni sembrano voler esplodere da sotto, non \u00e8 la prima volta che mi capita di vederli cos\u00ec, ma stasera sembrano ancor pi\u00f9 grossi del solito (se possibile). Metto la gonna, finalmente mi sento vestita. Di nuovo lo specchio per vedere se vado bene. Sembro quella di ogni giorno, ma non lo sono affatto, e non credo che lo sar\u00f2 per le prossime ore. Metto le scarpe, l’unico paio con un tacco un po’ pi\u00f9 alto del solito. Se dovessi stare ferma sarebbe ottimo, ma purtroppo devo camminare, ed io proprio non so farlo. Pazienza. Un’ultima volta a guardarmi, per quel po’ di trucco che so mettere e poi indosso la giacca. Ecco sono pronta. Per cosa? \u00c8 l’ultima domanda che mi faccio prima di uscire di casa. Alla mia domanda so dare benissimo una risposta, ma non vorrei conoscerla, come purtroppo invece la immagino. Sono le 8:00, in venti minuti sono sotto casa sua. Come al solito sono di una puntualit\u00e0 disarmante. Ho la fortuna (o sfortuna?) Di trovare subito parcheggio. Scendo, \u00e8 ancora giorno, la strada \u00e8 incredibilmente vuota, faccio 20 m durante i quali ho la possibilit\u00e0 di ammirare la meravigliosa bellezza di Napoli. Sono fuori al palazzo. Sei ore fa, quando ho aperto quella busta, sapevo che mi sarei ritrovata esattamente in quel punto. Ho fatto di tutto per arrabbiarmi, sconvolgermi, pensare e ripensare a come non farlo, eppure sapevo dannatamente che alle 8:30 mi sarei ritrovata davanti al suo citofono. Un ipocrita tentennamento prima di bussare, poi il dito affonda sul tasto. Qualche secondo di silenzio non fanno che precedere &#034sali, sesto piano&#034. L’ indicazione del piano, mi conferma il fatto che non si ricorda neanche che a casa sua ci sono gi\u00e0 stata in occasione di una delle tante feste dello studio. Poco male, entro in ascensore e vado incontro al mio destino. L’ adrenalina sale, il cuore mi batte forte, non so cosa far\u00f2, non so come reagir\u00f2, non so se riuscir\u00f2 a controllarmi, non so niente di ci\u00f2 che mi potr\u00e0 accadere, forse immagino troppo, forse immagino poco. Le porte si aprono, due passi e busso il campanello. Sento il rumore delle scarpe avvicinarsi sempre di pi\u00f9 alla porta, poi uno s**tto della serratura e tutto comincia.
&#034Buona sera&#034, &#034ciao Francesca, prego accomodati. Hai portato tutto?&#034, Io entro mi guardo intorno e &#034permesso!&#034 Spero dentro di me che una voce diversa dalla sua mi risponda, ma lui &#034siamo soli, ho preparato io da mangiare&#034. Poggio la borsa con le mie cose sopra una sedia, mentre lui mi fa strada verso lo studio io lo seguo con la borsa da lavoro. Apre la porta, mi fa passare davanti e mi dice di poggiare la borsa sulla sua scrivania. Fino al quel momento non c’\u00e8 stato neanche uno sguardo tra di noi, soltanto parole. Poi finalmente ci guardiamo. Mi sorride, cerco di celare le mie sensazioni ma, quel dannato sorriso \u00e8 terribilmente affascinante. Non devo farglielo capire, anche se probabilmente gi\u00e0 lo sa che fa effetto. Mantengo un’aria piuttosto seria, sto sulle mie &#034ho preparato tutto, controlla, ogni scheda \u00e8 completa cos\u00ec come la facciamo di solito&#034. Mi alzo per togliere le carte dalla borsa, mentre faccio quei tre passi verso la sua scrivania gi\u00e0 so cosa sta per succedere. Il tempo di mettere la mia mano dentro per toccare le carte, che sento la sua appoggiarsi sul mio sedere. La sento prendere la mia natica sinistra e piano piano scendere pi\u00f9 gi\u00f9 fino ad arrivare al leggero spacco del mio tailleur. Non dico niente, trattengo il fiato. La sua mano risale, insieme a lei la mia gonna; accarezza la calza fino a quando non tocca il gancetto del reggicalze. Si ferma un attimo, ma \u00e8 solo un momento, poi continua a risalire, sento le sue grosse dita perlustrare la parte alta delle mie cosce. Eccolo, la mia gonna \u00e8 quasi tutta su, il suo dito medio tocca il filo del mio tanga, mentre le altre dita accarezzano il mio grosso sedere. La sua mano fa un paio di volte su e gi\u00f9, poi lo sento avvicinarsi con il volto dietro di me, con le labbra mi prende il lobo dell’orecchio sinistro e comincia a succhiarlo. Si ferma mi sussurra &#034ti immaginavo proprio cos\u00ec&#034. La sua mano destra mi accarezza il volto poi scende e apre uno dopo l’altro un paio di bottoni della camicetta. Le sue dita si insinuano dentro fino ad incrociare il mio capezzolo duro gi\u00e0 da un po’. Indosso ancora la giacca, ma solo per pochi secondi. Mi aiuta a toglierla, poi mi piega sulla scrivania, sento che con la mano sinistra si apre il pantalone, e dopo qualche secondo, il suo membro duro si appoggia al mio culo. Mi piega ancora un poco, sposta il filo della mutanda ed entra dentro di me. Io sono gi\u00e0 bagnata da quando la sua mano ha cominciato ad esplorarmi il fondoschiena, lui se ne accorge subito e ridendo me lo fa presente. Io resto zitta, dannatamente eccitata, vorrei trattenermi, ma non ci riesco ed incomincio ad ansimare. Lui si muove dentro e fuori di me sempre pi\u00f9 velocemente, io godo sempre di pi\u00f9, poi vengo, lui accompagna il mio orgasmo continuando a spingerlo dentro, poi non appena sente che il mio respiro non \u00e8 pi\u00f9 cos\u00ec affannoso, mi alza dalla scrivania, mi gira e mi abbassa in modo che possa prenderglielo in bocca. Appagata come sono, non vedo l’ora, lo guardo dal basso verso l’alto e poi comincio a succhiarglielo. Non \u00e8 tanto lungo, ma \u00e8 piuttosto grosso. Riesco a prenderlo tutto, fino in fondo, fino a farlo sparire nella mia gola. Adesso \u00e8 lui che gode, lo sento dai rantoli che provengono dall’alto; quando faccio del sesso orale, ho sempre la situazione sotto controllo, sono io a gestire il gioco adesso. Un paio di movimenti con la lingua sulla cappella, e lo sento venirmi in bocca. Non \u00e8 tanto, ma dopotutto \u00e8 anche normale per uno della sua et\u00e0 (cinquantacinque anni). Lo guardo con in bocca il suo sperma, poi mando tutto gi\u00f9\u2026
… e siamo solo ad inizio serata
(continua)<\/p>\n