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{"id":1981,"date":"2016-09-17T18:15:19","date_gmt":"2016-09-17T18:15:19","guid":{"rendered":"http:\/\/www.bestsexstory.com\/?p=1981"},"modified":"2016-09-17T18:15:19","modified_gmt":"2016-09-17T18:15:19","slug":"come-una-belva","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.bestsexstory.com\/come-una-belva.html","title":{"rendered":"come una belva"},"content":{"rendered":"

Apr\u00ec gli occhi in una bolla di quiete e di silenzio. Lo scompartimento era vuoto, il finestrino aperto ma non entrava un filo d\u2019aria: solo il rumore cupo delle cicale, come se migliaia di insetti si fossero dati appuntamento nella sterpaglia intorno alla ferrovia.
\u201cIl treno \u00e8 fermo \u2013 disse Lisa, affacciandosi dal corridoio \u2013 Dicono che c\u2019\u00e8 un principio di incendio pi\u00f9 avanti, e non si sa quando ripartiremo\u201d.
\u201cDove siamo?\u201d chiese Ada, la voce ancora impastata dal sonno. \u201cNon lo so. Subito dopo una stazioncina, non so quale\u201d.
Ada si alz\u00f2, guard\u00f2 fuori. Era un tratto assolutamente anonimo di campagna. Cespugli rinsecchiti dal sole, muri a secco, qualche alberello contorto. Doveva mancare almeno un\u2019ora alla stazione Termini. Forse due. Ada pens\u00f2 vagamente che la giornata ormai era persa; non sarebbe riuscita a raggiungere l\u2019archivio del Tribunale in tempo per le ricerche che doveva fare. Niente di tragico, comunque, pens\u00f2. Si era presa due giorni per quel lavoro, aveva disdetto tutti gli appuntamenti. Era completamente libera. Prov\u00f2 la sensazione adolescenziale di essere in vacanza.
\u201cNon ci muoveremo pi\u00f9\u201d disse, sporgendosi dal finestrino spalancato. In lontananza, dietro una macchia verde, c\u2019era il mare, una striscia azzurra velata dal muro opaco di calore che saliva dalla terra. \u201cE qua dentro si soffoca. Che dici, ce ne andiamo in spiaggia?\u201d.
Lisa la fiss\u00f2 sorpresa. Era praticante presso lo studio di un collega, nella stessa cittadina di pianura dove lavorava Ada. Dieci anni pi\u00f9 giovane di lei, non avevano mai avuto grosse occasioni per frequentarsi; a parte le cene di lavoro. Anche oggi, viaggiavano insieme solo per caso. Perch\u00e9 si erano ritrovate alla stessa ora sullo stesso binario, entrambe dirette a Roma.
\u201cE se parte il treno? chiese\u201d.
\u201cSe c\u2019\u00e8 una stazione vicina prenderemo il treno successivo \u2013 rispose Ada afferrando la sua borsa di pelle nera.<\/p>\n

Lisa prese a sua volta il bagaglio e la segu\u00ec nel corridoio, dove incrociarono due ragazzi che stavano passando. Giovani entrambi, vicini ai vent\u2019anni; uno era biondo, portava jeans e una camicia gialla aperta sul petto. L\u2019altro era completamente rasato. Correvano lungo il corridoio, chiacchierando a voce alta tra loro, e il ragazzo biondo si scontr\u00f2 violentemente con Ada.
\u201cFa attenzione!\u201d.
\u201cScusate bellezze, dove state andando?\u201d. Ada lo squadr\u00f2 severa. \u201cNon rompere, ok?\u201d.
Lui alz\u00f2 le spalle. Quando le due donne furono passate si voltarono insieme a guardarle. Quella mora, la pi\u00f9 anziana, era anche pi\u00f9 alta: magra, la camicetta bianca che faceva intravedere un fisico asciutto, con seni piccoli ma sodi, i pantaloni bordeaux che fasciavano gambe muscolose e un bel culo a mandolino. L\u2019altra, biondina, portava un vestito color sabbia che le scendeva fino ai polpacci; era pi\u00f9 bassa, ma pi\u00f9 femminile della sua amica, con seni ben evidenziati anche sotto il vestito largo.
I due ragazzi si scambiarono un\u2019occhiata.
Le videro proseguire fino alla fine della carrozza; sentirono che aprivano lo sportello e scendevano. La pi\u00f9 giovane disse: \u201cChe facciamo?\u201d.
Ada alz\u00f2 le spalle. \u201cTanto vale andare fino al mare\u201d disse.
Seguirono un viottolo polveroso che tagliava i cespugli dritto di fronte a loro. Dopo un paio di profondi avvallamenti sabbiosi dove cresceva una vegetazione mista, il sentiero si apr\u00ec in una lunghissima spiaggia bianca, completamente vuota. Rari gabbiani volavano bassi sull\u2019acqua.
\u201cUn posto strano\u201d mormor\u00f2 Lisa, togliendosi le scarpe e affondando i piedi nella sabbia rovente.
\u201cS\u00ec\u201d Ada gir\u00f2 lo sguardo intorno. Lungo tutta la spiaggia, a intervalli irregolari, sorgevano costruzioni che doveva risalire all\u2019ultima guerra; bunker circolari, spianate di calcestruzzo, e \u2013 ancora pi\u00f9 curiosi \u2013 muri di cemento armato che si ergevano isolati. Su uno di questi, una parete di almeno tre metri per dieci, era disegnata la gigantesca figura di un a****le.
\u201cE quello cos\u2019\u00e8?\u201d chiese Ada. \u201cSembra una tigre. O un leone\u201d.
Di un giallo impossibile, il manto striato di lunghe macchie rossa, la bestie si alzava sulle zampe posteriori; come una creatura araldica, dominava la spiaggia, luminosa e arcaica.
\u201cIn ogni caso \u00e8 un maschio\u201d osserv\u00f2 Lisa, con un sorriso.
Ada centr\u00f2 lo sguardo sul ventre della bestia, verso la grossa protuberanza che emergeva rigogliosa e indifferente. Lanci\u00f2 un\u2019occhiata a Lisa, che stava girata verso il mare.
\u201cGi\u00e0. E ha pure un bell\u2019affare, no?\u201d.<\/p>\n

Ridendo, posarono le borse su un cordolo alla base del muro.
Ada sedette l\u00ec, la faccia rivolta al sole. Si sentiva sciogliere, pezzo per pezzo. L\u2019aria era un fluido denso, secco, immobile. Cominci\u00f2 a tormentare i bottini della camicetta, uno dopo l\u2019altro, fino a che non si aprivano; solo quando sent\u00ec un alito di brezza sulla pelle sudata si accorse che l\u2019aveva sbottonata quasi interamente.
\u201cCi facciamo un bagno?\u201d disse Lisa che era ancora in piedi, accanto a<\/p>\n

lei.<\/p>\n

\u201cNude?\u201d.
\u201cSiamo sole, no?\u201d.
Ada si volt\u00f2 da una parte e dall\u2019altra: la distesa abbagliante di sabbia<\/p>\n

sembrava assolutamente vuota.
Lisa afferr\u00f2 l\u2019orlo del vestito e lo sfil\u00f2 facendolo passare dalla testa. Slacci\u00f2 il reggiseno rimase col perizoma bianco; quindi butt\u00f2 gli indumenti sul cordolo alla base del muro.
\u201cAllora? Andiamo o no?\u201d.
Con uno \u2018zip\u2019 Ada abbass\u00f2 la cerniera dei pantaloni, li sfil\u00f2 stando ben attenta a evitare la sabbia quindi li pieg\u00f2 e li ripose nella borsa. Tolse anche la camicia e il reggiseno; quando gli ebbe ripiegati, colse un\u2019occhiata dell\u2019altra ragazza e ricambi\u00f2 lo sguardo. Lisa aveva seni pesanti, fianchi un po\u2019 grossi. Ada, invece, un fisico asciutto sul quale risaltavano ossa, muscoli e vene. Insieme ai seni piccoli e al viso duro, contribuiva non poco a darle un aspetto quasi mascolino; nonostante ci\u00f2, era giudicata una bella donna, e lo sapeva.
\u201cAl tre in mare, ok?\u201d disse Lisa. \u201cUno\u2026\u201d
\u201c\u2026due\u2026\u201d Sfilarono insieme le mutandine e si lanciarono correndo sulla spiaggia.
\u201c\u2026tre\u2026\u201d gridarono, lanciandosi in acqua.<\/p>\n

Si distesero gocciolanti sulla sabbia calda, ai piedi del muro.
Lisa, stesa sulla schiena, vedeva quella figura enorme incombere su di lei. Che razza di a****le era? Lanciato con le zampe in alto, s**tenato, furioso. E il colore\u2026quale a****le ha il manto di un giallo cos\u00ec violento, accecante?
E\u2019 una bestia solare, pens\u00f2, fatta d\u2019oro e di luce, metallo rovente, fuoco\u2026
Si alz\u00f2 e gir\u00f2 attorno al muro. Scese gi\u00f9, nell\u2019avvallamento sabbioso retrostante la spiaggia. L\u00ec l\u2019aria era perfino pi\u00f9 calda, e il silenzio totale. Si avvicin\u00f2 al fronte irregolare dei cespugli; piante alte non pi\u00f9 di un metro, un metro e mezzo, che racchiudevano ampie radure di sabbia, piccoli giardini di cardi ed erbaspada. Impigliata tra i rovi, la pagina strappata di<\/p>\n

una rivista pornografica si muoveva ad ogni irregolare bava di vento. Vide un groviglio di corpi maschili nudi, bianchi e neri, un coacervo di gambe, braccia, teste che formavano un unico impossibile corpo dotato di decine di bocche, peni e ani\u2026
Si accoccol\u00f2 davanti ai cespugli e orin\u00f2 sulla sabbia.
Mentre stava per rialzarsi, le sembr\u00f2 di vedere lo scintillio di due occhi tra la vegetazione, uno sfondo rosa tra il verde cupo del fogliame.
Ada era ancora distesa sullo stomaco, immobile. Si sdrai\u00f2 al suo fianco, a un palmo da lei.
\u201cMi sono addormentata\u201d disse, girando la testa verso Lisa \u2013 Ho fatto anche un sogno\u2026strano\u2026\u201d.
\u201cChe sogno?\u201d.
\u201cStavo\u2026\u201d si schiar\u00ec la voce \u201d Stavo correndo in mezzo a un bosco di alberi radi, sotto il sole di mezzogiorno. Correvo senza sapere dove andavo, per fuggire da qualcosa che mi veniva dietro, sempre pi\u00f9 veloce, a grandi balzi, sentivo un rumore pesante alle mie spalle\u2026 dei tonfi, vicini, sempre pi\u00f9 vicini, ormai erano quasi addosso a me\u201d.
Lisa si inumid\u00ec le labbra, nell\u2019attimo di silenzio che segu\u00ec. \u201cEra\u2026\u201d.
Fece un cenno con la testa, verso l\u2019alto. \u201cEra quella bestia..?\u201d.
\u201cCredo di s\u00ec. S\u00ec\u2026Non mi sono voltata, avevo troppa paura, ma credo fosse proprio quella creatura\u2026\u201d.
\u201cEri spaventata?\u201d.
\u201cDa morire. Stava per saltarmi addosso. E non era una bella prospettiva\u201d. Alz\u00f2 gli occhi verso al grande figura sopra di loro. \u201cSoprattutto considerato quello che ha in mezzo alle gambe\u201d concluse con una mezza risata.
\u201cAh! Quindi l\u2019a****le voleva fare sesso con te\u2026\u201d.
\u201cFare sesso! Sei sempre cos\u00ec raffinata\u2026. Quella bestia mi avrebbe pure sodomizzata, se le capitavo sotto\u201d.
Lisa scoppi\u00f2 a ridere. \u201cE allora? Non dirmi che sei anche tu una di quelle che considerano inviolabile il loro posteriore?\u201d.
\u201cNon mi sono mai fatta inculare se \u00e8 questo che vuoi dire \u2013 rispose Ada seria – Lo trovo ripugnante. E\u2019 una forma di sottomissione intollerabile\u201d.
\u201cPer\u00f2 quel sogno indica che in fondo in fondo lo vorresti. E\u2019 che sei troppo orgogliosa, sai? Anche arrogante a volte, con la tua aria di donna affermata, che vuole controllare tutto. A volte bisogna lasciarsi andare, no?\u201d.
\u201cE\u2019 che questo posto non mi piace \u2013 disse Ada improvvisamente \u2013 Penso che abbiamo sbagliato a fermarci\u201d.
Lisa le diede un pizzicotto sulle cosce. \u201cSempre in tensione eh? In tensione e con le chiappe strette!\u201d<\/p>\n

Ada si rovesci\u00f2 sulla schiena, di s**tto. Apr\u00ec la bocca per dire qualcosa ma si blocc\u00f2.
\u201cHo visto qualcuno, sulla cima del muro\u201d disse, alzandosi in piedi.
Raccolse la camicia e la indoss\u00f2, allacciando in fretta alcuni bottoni. \u201cChi?\u201d sospir\u00f2 Lisa, mentre si infilava il vestito.
\u201cNon so, non sono riuscita a distinguere bene\u2026\u201d.
Lisa aggir\u00f2 il muro e guard\u00f2 di sotto, nell\u2019avvallamento sabbioso, tra i cespugli.
\u201cQui non c\u2019\u00e8 nessuno\u201d disse.
\u201cErano seduti l\u00e0 sopra, ci stavano spiando!\u201d.
Lisa alz\u00f2 le spalle e cominci\u00f2 a scendere lungo il pendio sabbioso. \u201cDove stai andando? Ehi! Dove vai?\u201d.
Arrivata davanti alla barriera verde si volt\u00f2. \u201cVoglio vedere se davvero c\u2019\u00e8 qualcuno, oppure no\u201d. Scost\u00f2 i rami, si chin\u00f2. Il foglio con la foto pornografica continuava a sbattere ad ogni minimo cenno di vento. Si insinu\u00f2 in un passaggio tra le fronde.
\u201cLisa? Aspetta, Lisa!\u201d.
Dietro si apriva uno spiazzo di rena e terra battuta, con due sedie a sdraio sgangherate disposte al centro. Per terra, pagine di giornali, una maglietta rossa strappata. Segu\u00ec una specie di sentiero che si faceva strada tra i ciuffi d\u2019erba secca, e qualche densa macchia di arbusti. Ogni singola radura sembrava essere occupata, saltuariamente ma con una certa costanza. Oggetti abbandonati sulla spiaggia era stati trasportati fin l\u00ec come pezzi di un arredamento clownesco; sedili d\u2019automobile messi in cerchio, grossi avvolgicavi di legno usati come tavolini, bancali e fogli di plastici stesi per terra. Sembrava un parodia della vita quotidiana, una forma di esistenza sordida e miserabile quanto pi\u00f9 era totalmente esposta alla luce del sole, senza alcuna ombra che la rendesse pi\u00f9 tollerabile.
Il vestito era ormai fradicio. Sia asciug\u00f2 il sudore dalla fronte e prosegu\u00ec lungo il sentiero
Su un palo di legno che reggeva una rudimentale recinzione di stuoie di canne, stava inchiodato un calendario di molti anni prima; ogni mese, l\u2019immagine a colori di una ragazza nuda. Sulla pagina di luglio era ritratta una donna bionda, distesa su uno scoglio, le gambe aperte, che fissava con aria sognante l\u2019obiettivo. Su quella foto, qualcuno aveva scarabocchiato con una specie di evidenziatore. Avvicinandosi, Lisa si accorse che lo scarabocchio era in realt\u00e0 un rudimentale disegno: un a****le che sovrastava la ragazza e la possedeva. Sollev\u00f2 la pagina. Agosto: un\u2019altra modella, una diversa posizione, la stessa ombra luminosa, oscena. Settembre, ottobre. Sfogli\u00f2 in fretta tutto il calendario.<\/p>\n

Guard\u00f2 dietro di s\u00e9. Era convinta che l\u2019amica la stesse seguendo, ma forse lei aveva preferito rimanere in spiaggia.
\u201cAda!\u201d.
Sent\u00ec un rumore dietro le stuoie. Gir\u00f2 dall\u2019altra parte. Due ragazzi erano l\u00ec, seduti in costume da bagno su logore stuoie intrecciate. Ricord\u00f2 di averli visti sul treno, camminare lungo il corridoio.
\u201cCiao\u201d \u201cCiao\u201d.
La squadrarono dal basso in alto. Uno dei due, biondo, stava rollando una canna. L\u2019accese, diede un lungo tiro e la pass\u00f2 all\u2019amico.
\u201cFumi?\u201d.
Lisa scosse la testa. \u201cEravate voi, prima, a spiarci da sopra il muro?\u201d. \u201cNo\u201d fece quello rasato \u201cnon ci siamo mossi da qui\u201d. Aveva uno
sguardo cos\u00ec limpido che diventava perfino imbarazzante contraddirlo. \u201cScusate, allora. Non \u00e8 che avete dell\u2019acqua?\u201d.
Il biondo infil\u00f2 il braccio in una profonda buca nella sabbia e tir\u00f2 fuori una bottiglia di birra che apr\u00ec con un coltellino. \u201cAbbiamo solo questa\u201d.
\u201cGrazie\u201d. Lisa si accorse di avere davvero sete; prese la bottiglia e diede una sorsata. La schiuma trabocc\u00f2 fuori, i ragazzi scoppiarono a ridere.
\u201cFumi?\u201d chiese di nuovo il ragazzo rasato.
Lisa, per non essere scortese, diede un tiro; toss\u00ec, inghiott\u00ec un\u2019altra sorsata di birra.
\u201cPerch\u00e9 non ti siedi un po\u2019?\u201d.<\/p>\n

La seconda bottiglia rotol\u00f2, rovesciando sulla sabbia l\u2019ultimo goccio di birra.
\u201cDevo tornare dalla mi amica adesso\u201d disse Lisa. Cominciava a sentire la leggerezza dell\u2019alcool farsi strada nel suo organismo. I ragazzi erano militari di leva, tornavano a casa per una licenza. Uno che conoscevano gli aveva parlato di quella spiaggia. C\u2019erano stati gi\u00e0 un paio di volte. Quale disegno? Non ci avevano fatto caso. Avrebbero dormito in spiaggia forse. Ma di notte, dissero, qui non c\u2019\u00e8 granch\u00e9 da fare.
\u201cChe amica? Quella grande\u2026.che \u00e8 scesa con te?\u201d. \u201cS\u00ec?\u201d.
\u201cE\u2019 sempre cos\u00ec schizzata?\u201d chiese il ragazzo biondo. \u201cMa no, \u00e8 simpatica\u2026\u201d.
\u201cMacch\u00e8. Tu s\u00ec che sei simpatica\u201d disse il ragazzo rasato, sfiorandole come per caso la coscia. \u201cE carina\u201d. Le mani del ragazzo rasato scivolarono sui seni di lei.
I due ragazzi si scambiarono un\u2019occhiata. \u201cE\u2019 troppo orgogliosa\u201d disse il biondo, ridacchiando.<\/p>\n

Il ragazzo rasato le stava sollevando il vestito, adesso. Lei lo trattenne, ributt\u00f2 gi\u00f9 la stoffa, ma alla fine la sua mano le scivol\u00f2 tra le gambe.
\u201cEravate voi, sul muro, a guardarci?\u201d
Il biondo fece una smorfia. \u201cE allora? Noi a guardare, voi a farvi guardare\u2026E a chiacchierare\u201d. Si alz\u00f2, spazzolandosi la sabbia dalle gambe. \u201cVado a cercare la tua amica\u201d.
Il ragazzo avvicin\u00f2 la testa, le appiccic\u00f2 le labbra contro le labbra. Sent\u00ec la sua lingua premerle sulla barriera dei denti, forzarla; si ritrov\u00f2 in bocca la consistenza aspra della sua carne. Per un attimo chiuse gli occhi. La figura luminosa dell\u2019a****le raffigurato nel disegno sul muro le infiammava la retina; non era il ricordo dell\u2019immagine. Era una sorta di negativo giallorosso che bruciava dentro i suoi occhi chiusi.
La Bestia, le zampe levate in aria, la testa piegata in avanti, il membro eretto.
La bestia dello stesso calore del sole, fosforescente, che giace su ogni modelle del calendario, dodici donne che si danno al mostro, squarciate dal suo rovente fallo d\u2019oro\u2026
Spinse il braccio in avanti, allarg\u00f2 il palmo della mano sulla stoffa dello slip; si spost\u00f2 appena appena, verso il centro, e subito sent\u00ec una tumescenza pulsante, che cresceva sotto di lei. Con le dita cerc\u00f2 la punta, le strinse, l\u2019avvolse.
Lui emise un piccolo ghigno di trionfo e cerc\u00f2 di spingerle gi\u00f9 la testa.<\/p>\n

Ada sedette sul cordolo di cemento grezzo, le spalle contro il muro. Prese la borsa e tir\u00f2 fuori il resto dei vestiti come se volesse indossarli. Invece li pos\u00f2 ripiegati sulle ginocchia e si strinse la camicetta bianca al petto.
\u201cOrmai, \u00e8 inutile starci a rimuginare sopra, no?\u201d mormor\u00f2 Lisa, sedendosi accanto a lei. Fece per abbracciarla ma Ada si ritrasse.
\u201cPerch\u00e9 sei andata l\u00e0? Perch\u00e9 ci sei andata?!\u201d grid\u00f2. Lisa alz\u00f2 le spalle. \u201cE tu? Perch\u00e9 mi hai seguita?\u201d.
Aveva aspettato a lungo, dopo che aveva visto Lisa scomparire tra la vegetazione. Alla fine, si era spinta a cercarla. La luce ormai era bassa. Tra gli arbusti, sedili di automobile, un rifugio costruito con lamiere di plastica e copertoni di autocarro, \u2026 era andata avanti, attraverso giardini di relitti e di cardi secchi, fino a una recinzione di stuoie di canna. Aveva guardato in un pertugio. Lisa e un ragazzo erano stesi per terra; lei teneva la testa affondata tra le sue gambe. A quel punto si era girata e aveva visto un ragazzo biondo in piedi vicino a lei. Ciao Ada, le aveva detto.<\/p>\n

\u201cTi stavo cercando. Eri sparita\u201d.
\u201cB\u00e8 non dovevi venire se non ne avevi voglia\u201d
Tu chi sei? Il ragazzo biondo aveva sorriso: ci siamo conosciuti in treno non ricordi? Ada era rimasta ferma, a guardarlo venire avanti, preceduto dall\u2019odore di cocco della crema solare, la pelle scura di sole, il ciuffo di capelli che gli cadeva sulla fronte. Si era fermato di fronte a lei. Aveva fatto per toccarla ma lei lo aveva bloccato. Lui le aveva allontanato la mano e aperto la camicia sul petto. Lo sapevo che ci saremo rivisti, le aveva detto. Tu no?
\u201cNon credevo che sarebbe finita cos\u00ec\u2026\u201d disse Ada a bassa voce. Lisa le lanci\u00f2 un\u2019occhiata. \u201cNo, nemmeno io\u201d.
L\u2019aveva spinta gi\u00f9, le ginocchia sulla sabbia, il torso spinto in avanti. Si era appoggiata sulle palme delle mani; la stuoia di fronte a lei, logora e sdrucita in pi\u00f9 punti. La faccia del ragazzo rasato era a meno di un metro: stringeva la testa di Lisa, la spingeva con un gesto monotono, quasi stanco. Quando si era accorto di lei, l\u2019aveva fissata, ammiccandole. Dietro, il ragazzo biondo le stava sondando la vagina con l\u2019indice e il medio; il pollice le entr\u00f2 nell\u2019ano. Smettila! Ma lui aveva continuato a scavare dentro di lei, come se il suo corpo non fosse stato altro che la sua tana.
\u201cNon riesco a sopportarlo\u2026\u201d mormor\u00f2
Lisa esal\u00f2 un sospiro. \u201cTanto vale farsene una ragione\u201d.
Ada scoppi\u00f2 in una risata stridula. \u201cUna ragione! Falla finita! Credi che non ti abbia vista\u2026? Ti divertivi a succhiarglielo? Ti piaceva proprio, eh?
Lisa le piant\u00f2 gli occhi addosso. \u201cAnch\u2019io ti ho vista, cara, mentre te lo metteva in culo\u201d.
Afferrata alle sue cosce, Lisa lo stava esplorando con la punta della lingua. Era prossimo a venire. L\u2019aveva sorpresa quando aveva smesso di spingerle la testa e anzi, le aveva solleva il mento in su. Guarda, aveva detto, accennando al divisorio di canne, guarda\u2026. Lisa aveva alzato la testa, allungandosi verso uno strappo nella stuoia. Al di l\u00e0, c\u2019era Ada carponi sulla sabbia, e il ragazzo biondo inginocchiato dietro, una mano premuta sulla schiena di lei. E\u2019 tutto perfettamente visibile, scolpito nella luce: come ogni altra cosa, qui, aveva pensato. Aveva visto la saliva luccicare sulla punta delle sue dita quando si era sputato sulla mano per inumidirle l\u2019ano e quando aveva ripetuto il gesto, un attimo dopo, sulla punta del pene eretto. Subito dopo, aveva spinto per entrarle dentro, e lei- cacciato un piccolo grido soffocato – si era divincolata, girandosi. No, ti prego, non ce la faccio\u2026aveva mormorato. Gli aveva stretto l\u2019uccello tra le mani e aveva cominciato a masturbarlo. Quindi si era chinata in avanti, e l\u2019aveva accolto in bocca, senza smettere di manovrarlo.<\/p>\n

Da, adesso girati! L\u2019aveva afferrata per le spalle, sollevata, la ributtata in ginocchio. Le aveva stretto i seni da dietro e poi spinto con forza. Ada si era morsa le labbra, lui aveva ansimato. I due corpi avevano iniziato a sussultare, scivolando uno addosso all\u2019altro con una regolarit\u00e0 meccanica e insieme imprecisa, come un\u2019animazione grafica piuttosto scadente.
Ada s\u00ec volt\u00f2 verso il mare, ma Lisa le afferr\u00f2 al testa con tutt\u2019e due le mani e la costrinse a guardarla in faccia. \u201cTe la sei proprio cercata, mia cara. Davvero non l\u2019hai capito? Qui non puoi giocare. Guarda qua sopra, questo disegno. Chi l\u2019ha fatto? Chi \u00e8 questo a****le? Perch\u00e9 ci entra nei sogni? Lui \u00e8\u2026\u201d.
Cerc\u00f2 una parola, una parola che lo definisse, ma si accorse che le parole erano tutte uscite da lei, come granelli di sabbia da una mano. Le balz\u00f2 in mente un\u2019immagine dall\u2019alto, un paesaggio di dune e di onde lente, bianco, calcinato, e subito quel paesaggio divenne un corpo sudato preso in uno spasmo di sesso, lei stessa o Ada, o una modella anonima che posa per un\u2019immagine pornografica.
E\u2019\u2026.<\/p>\n

Ada si allontan\u00f2, camminando lungo il muro.
Chi \u00e8 questo a****le? Chi l\u2019ha fatto? Perch\u00e9 ci entra nei sogni?
Correva, una massa furiosa dietro di lei, Spezzava rami, rovesciava pietre, sollevava una nuvola di polvere. Un balzo dopo l\u2019altro. Ricord\u00f2 soltanto adesso che alla fine del sogno, proprio un attimo prima di svegliarsi, ebbe l\u2019impulso di girarsi per vedere la Bestia.
Perch\u00e9 non l\u2019aveva fatto? Perch\u00e9 non aveva voluto vederla?
Arretr\u00f2 di qualche passo. La luce del tramonto aveva trasformato il giallo acceso in un colore pi\u00f9 caldo, vicino alle sfumature cromatiche di un metallo incandescente. La forma sembrava una grande struttura metallica sul punto di fondersi.
E allora si accorse di un particolare che le era sfuggito, qualche ora prima. La Bestia non era un maschio. Aveva un cazzo, certo, ma pi\u00f9 sopra, poco al di sotto delle zampe anteriori, aveva anche mammelle gonfie e nella zona genitale, forse, perfino l\u2019accenno di una vagina. LA Bestia \u00e8 ermafrodito, pens\u00f2.
Si volt\u00f2 per chiamare Lisa e si accorse che era intenta a vestirsi.
Che stupida! Crede che sia finita, mentre tutto sta per cominciare adesso, si disse Ada, che afferr\u00f2 i due lembi della camicia e li strapp\u00f2, facendo piovere bottoni sulla sabbia. Piant\u00f2 i piedi per terra, nuda, di fronte alla bestia incandescente.
Io sono tua, signora della luce, padrone del giorno. Vieni tra noi ombre, e incendia la nostra esistenza.<\/p>\n

Di ci\u00f2 che accadde in seguito, non \u00e8 conservata memoria.
Nessun strumento di registrazione, n\u00e9 videocamera, n\u00e9 macchina fotografica, n\u00e9 magnetofono era in funzione in un raggio di chilometri.
Quattro persone erano presenti, e avrebbero potuto testimoniare.
Due, entrambe sui vent\u2019anni, di sesso maschile, erano sedute in un circolo di sabbia, stavano bevendo birra. Videro un lampo di luce provenire da dietro i cespugli, in direzione della spiaggia. Il sole stava tramontando e pensarono al riflesso di una superficie lucida. Poco dopo sentirono un rumore dietro le stuoie, una forma in movimento. Il ragazzo rasato si alz\u00f2 barcollando e aggir\u00f2 la recinzione. L\u00e0 dietro, acquattata sulla sabbia color oro, c\u2019era un a****le di sogno, una grande tigre di luce dalle linee sinuose, di una bellezza indicibile. Il ragazzo spalanc\u00f2 la bocca. La bestia si alz\u00f2 con un unico movimento fluido, di un\u2019eleganza maestosa. Gli era impossibile allontanare gli occhi. Non aveva mai visto niente di simile.
s**tt\u00f2, balz\u00f2 in aria, atterr\u00f2 il ragazzo e gli scarnific\u00f2 braccia e gambe con pochi colpi d\u2019artiglio. Le urla vennero soffocate dai rigurgiti di vomito. Il ragazzo biondo arriv\u00f2 correndo, guard\u00f2 le chiazze sulla sabbia e la figura luminosa che grondava sangue. La bestia sollev\u00f2 appena la testa; poi torn\u00f2 a chinarsi sul ragazzo rasato e gli fece scivolare pi\u00f9 volte la lingua sulla faccia, strappandogli via pezzi di pelle e cuoio capelluto fino a ridurlo a una specie di teschio sanguinante che sputava urla inarticolate. A quel punto si rialz\u00f2 e avanz\u00f2 quietamente verso il biondo, che si butt\u00f2 tra i
cespugli in una fuga cieca e disperata.
La bestia lo lasci\u00f2 allontanare prima di scagliarsi dietro di lui. In pochi balzi lo raggiunse nei pressi di un basso pino rinsecchito, e gli piant\u00f2 gli artigli sulla schiena. Il ragazzo croll\u00f2 a terra urlando. La bestia si adagi\u00f2 su di lui. Aveva il ventre caldo come brace, lo slip si fusa ben prima che la pelle dell\u2019a****le fosse a contatto con il suo corpo. La pelle bruc\u00f2, lasciando esposta la carne viva. Il membro della bestia si protese a penetrarlo, lentamente. Era un lungo palo infuocato che squarcia le viscere.
Sulla spiaggia, davanti al disco rosso del sole al tramonto, Ada sorrideva.
Lisa corse via. Non poteva credere a ci\u00f2 che aveva visto, i colori sul muro che prendevano forma, una creatura di luce che balzava fuori\u2026 Rotol\u00f2 nell\u2019avvallamento, non sent\u00ec spine, n\u00e9 rami, non percep\u00ec niente fino a che non si trov\u00f2 davanti a un corpo dilaniato, impalato su un tronco di pino. Doveva essere ancora vivo, perch\u00e9 ebbe un fremito e un ciuffo di capelli biondi intrisi di sangue gli ricadde sugli occhi.
In quell\u2019attimo Lisa riprese coscienza, quando si accorse della bestia davanti a lei. La fiss\u00f2, in un istante di assoluta lucidit\u00e0: bella sopra ogni<\/p>\n

cosa, non sembrava neppure completamente reale. Ma non aveva dubbi che, come i desideri e i sogni, potesse piantarsi nella carne e far sanguinare fin nel profondo. Allarg\u00f2 le braccia e mi mosse verso tutta quella luce.
Restava un unico testimone, che osservava il tramonto.
Quando il sole scomparve, avvert\u00ec qualche brivido di freddo. Si rivest\u00ec, raccolse la borsa di pelle nera e si incammin\u00f2 sul sentiero e poi lungo i binari della ferrovia. C\u2019era ancora un po\u2019 di luce quando arriv\u00f2 alla stazione in tempo per salire sul regionale delle 21.13. Era segnalato un principio di incendio nella boscaglia in prossimit\u00e0 del mare. Il giorno dopo, si seppe che erano stati trovati tre cadaveri carbonizzati, due uomini e una donna, che non vennero mai identificati.<\/p>\n

Ada vive sola, ora, in una casa di campagna. Di giorno spesso \u00e8 nervosa, ma quando viene sera si tranquillizza, nella sua grande casa circondata dalle ombre del bosco.
A chi le chiede se non abbia paura, la notte, a stare da sola risponde, ridendo, che non c\u2019\u00e8 d\u2019aver paura del buio. Il buio protegge, \u00e8 un rifugio, ti ci puoi nascondere nell\u2019oscurit\u00e0: non come la luce del giorno, che sa essere cos\u00ec spietata, che ti mette a nudo e brucia come una tigre di fuoco.<\/p>\n

MIO\u2026 PER SEMPRE!<\/p>\n

Disteso. Dormi placido, nella luce azzurrina che, dalle fessure della tapparella, filtra in questa alcova, nella tua camera, inondandola dolcemente. Che splendida questa atmosfera\u2026 cos\u00ec tremendamente irreale, cos\u00ec densa di sogno, eppure cos\u00ec tremendamente palpitante. L\u2019aria \u00e8 immobile, solo a tratti pare respirare, contrarsi e dilatarsi, per soffiare con delicatezza l\u2019odore rosso bruno di sesso, passione\u2026 della tua pelle bagnata di me. L\u2019aria qui dentro \u00e8 viva, respira nel sonno di questa calma notte, proprio come te\u2026 distesa a riposare dopo ore di passione, foga\u2026 dopo ore di te, di me, di nient\u2019altro. Dalla mensola, proprio davanti al letto, indelicati, ci spiano gli occhi vitrei, immobili di quella tua dannata vecchia bambola. L\u2019hai chiamata Emilie, proprio cos\u00ec, senza la Y. Dicevi che quel nome, alla francese, era quello pi\u00f9 indicato. Da piccolo l\u2019amavi quella bambola: adoravi quel pezzo di stoffa, eri folle per quel viso di gomma plasticata, per quegli occhi di vetro, quei capelli di nylon lavorato. Non ti ho mai chiesto da dove fosse arrivata, chi te l\u2019avesse donata\u2026 ma di una cosa sono assolutamente sicura: muoio dalla gelosia per quella cosa di stoffa, gomma ed ovatta. La odio. La ucciderei. Di lei non mi hai mai parlato, me ne accorgo solo adesso, ma so, lo sento, che in una parte nascosta, forse sopita, del tuo cuore e della tua anima, a quella cosaccia di stoffa sei ancora tremendamente legato. La odio\u2026 basta questo per odiare? Si, certo\u2026 basta eccome! Non potrei mai digerire di doverti dividere con qualcuno. O qualcosa!
E\u2019 un flash, uno solo\u2026 breve ma intenso, descrittivo, penetrante. Hai pi\u00f9 o meno sei anni. Sei seduto docile sul pavimento della tua cameretta, proprio qui per terra, accanto al letto, dalla parte dove ora sono distesa io, di fianco, mentre ti guardo dormire profondamente. Mi giro sull\u2019altro fianco e posso quasi toccare l\u2019immagine che, di te, quella visione mi regala. Hai le gambe incrociate, come all\u2019asilo, quando ti dicevano di sederti all\u2019 indiana. Tutt\u2019attorno, sparse, giacciono le tue automobiline di ferro e<\/p>\n

plastica, rovesciate, confuse: inutili pedine di una strage automobilistica, di un maxitamponamento sull\u2019autostrada del tuo pavimento. D\u2019un tratto sposti gli occhi dalla scena d\u2019apocalisse, di lamiere che si accartocciano, sirene che urlano disperate, grida d\u2019agonia e rumore di cesoie idrauliche. E\u2019 il canto d\u2019una sirena a richiamarti\u2026 silenzioso, flebile, eppur tremendamente maleducato nell\u2019entrarti in testa senza permesso, senza nessuna intenzione d\u2019uscire. E\u2019 lei, la dannata Emilie che gorgheggia dalla mensola dove si sente troppo sola. I tuoi occhi, scuri di pozzo profondo, iniziano a cercare i suoi, si fissano nel riflesso di quelle biglie di vetro. Il tuo respiro si fa veloce, il cuore impazzito. Nella bocca qualcosa ha rinsecchito la lingua, l\u2019interno delle gote, le gengive. L\u00ec sotto il tuo sesso piccolo, delicato, s\u2019arrossa, si gonfia. Tu sai cosa significa. Tu sai che \u00e8 lei che lo vuole. Tu sai di non potere, di non volere, di non saper dire di no. Ti alzi con un movimento scomposto, come se l\u2019equilibrio fosse malfermo, ed in pochi passi spacchi la stanza, dal letto alle mensole, lungo la parete opposta. Una volta che l\u2019hai ben stretta tra le mani, in un abbraccio goffo, inesperto, a passi larghi, frettolosi ma sempre discreti ti avvicini alla porta. Spingi il battente all\u2019esterno, sul corridoio, per dare solo un\u2019occhiata, essere sicuro che nessuno ti disturber\u00e0 per i prossimi minuti. Nessun fiato, nessun rumore\u2026 nulla! Richiudi la porta e sei steso sul letto dopo poco. Strofini quel bozzo oblungo, duro, coperto dai pantaloncini del pigiamino, contro il gonfiore liscio che Emilie ha sotto la gonna a fiori. E\u2019 solo un caldo che cresce, \u00e8 solo un senso strano di frenesia\u2026 \u00e8 solo un po\u2019 la testa che gira. Non mi vedi, non leggi l\u2019odio che mi galoppa su e gi\u00f9 per il corpo, puledro impazzito. Sei mio e non posso accettare che, anche solo per un momento, tu sia stato suo. Non \u00e8 come le mille ragazzine vuote, fotocopiate, che ti ronzano attorno, che non mi fanno n\u00e9 caldo, n\u00e9 freddo\u2026 con Emilie \u00e8 diverso. L\u2019intimit\u00e0 del momento mi distrugge. Sto male e grido, ti grido basta, ti urlo smettila, fermati\u2026 ti grido che t\u2019odio quando pensi a lei, quando la tocchi, l\u2019abbracci, la possiedi cos\u00ec. Non c\u2019\u00e8 risposta. Non me l\u2019aspetto\u2026 non puoi sentirmi.
Non mi hai mai parlato di lei\u2026 ma so che quello che ho visto \u00e8 vero, dev\u2019essere vero. Ricordo quando quei giochi riempivano la mia, di fantasia, le mie di giornate, dipingendo d\u2019una tinta proibita, incomprensibile le mie ore. E\u2019 come se l\u00ec con te, bambino, nella mia visione ci fossi anch\u2019io, con quella gonna orrenda, anche la mia a fiori, quegli occhi strabici, dietro gli occhiali tondi, infantili, di plastica rossa. Sono anch\u2019io l\u00ec, con quel mio modo assurdo, scomposto di camminare\u2026 come una paperetta che ancheggia dondolando su gambe tozze, rigide. Ci sono anch\u2019io l\u00ec, con la mia barbie con la b minuscola, quella delle bancarelle da festa del paese, nella confezione piatta di cartone grigio, con la plastica dura e anatomica<\/p>\n

ad avvolgerla. Sei l\u00ec sul letto che non mi guardi mentre faccio sgobbare la barbie, sguattera senza nome, con il suo vestito sporco, lacero, nella cucina di plastica giallo fluorescente. Sei l\u00ec sul letto a sfregarti Emilie contro i pantaloni, troppo occupato a leggere ogni tua sensazione per vedermi. Ci sono anch\u2019io, per\u00f2, l\u00ec, con la servetta senza nome, barbie delle bancarelle\u2026 mentre, facendolo balzellare a saltelli brevi, nella mia mano destra che sale e scende, scartando a sinistra, porto in scena un omaccione muscoloso, con un paio di slip neri soltanto indosso. Ecco Big Jim, quello vero, dritto dallo scaffale del negozio\u2026 ecco Big Jim, rubato solo per questi piccoli fuori programma dal cesto di giochi di mio fratello pi\u00f9 piccolo. Ti sfreghi il bozzo ancora pi\u00f9 forte, Emilie ridotta quasi a pialla per quel puntello di frassino che non vuol saperne di piegarsi. Sfreghi con pi\u00f9 vigore, per vedere come ci si sente, che effetto fa, mentre Big Jim, ubriaco, di ritorno dal bar, ha da ridire con la barbie sguattera per la cena preparata. E\u2019 un pugno, uno solo, violento, al centro del viso. E\u2019 un pugno solo, alla maniera di pap\u00e0 con mamma. Barbie, col naso pendulo, sanguinante, si piega in terra, si inginocchia: \u201cNo, no ti prego, anche stasera no\u2026 perdonami\u201d\u2026 \u00e8 solo un sussurro disperato, che sa di moccio e sangue, del salato delle lacrime calde, mentre finiscono in bocca sporche, quando si piange disperati, col naso rotto, coscienti che, tanto, non servir\u00e0 a nulla. Big Jim la spinge contro il tavolo, la sbatte con tutto il tronco sui piatti, sulla minestra, come se il suo vestitino non fosse gi\u00e0 abbastanza sporco. Big Jim le tira su il vestito, le mette la gonna sulla testa e le tira gi\u00f9 le mutande, come se il vestitino non fosse gi\u00e0 abbastanza strappato. Proprio come pap\u00e0. La prende rude, violento. Non le interessa che urli, strepiti, che lo implori\u2026 anzi. E\u2019 proprio come il mio pap\u00e0 Big Jim, che sbatte violentemente il suo bacino contro quello di mamma, strappandole urla ad ogni colpo, mirando alto, in quello che dopo ho capito essere l\u2019altro buchetto che a voi maschietti tanto piace. Big Jim ha nei miei giochi le gambe sporche di sangue, sulle cosce dure, da muratore\u2026 barbie piange lacrime rosse che scivolano sui polpacci. Big Jim \u00e8 sporco di sangue, come ora vorrei lo fossi tu, in questo quadretto che sa d\u2019un afrore insopportabile, come vorrei che fossi tu mentre continui a strusciarti quel pezzo di stoffa sui calzoncini, mentre tieni ad Emilie la gambe assurdamente divaricate, strette per le caviglie tra le tue manine voraci. Vorrei che i tuoi calzoncini, l\u00ec, si sporcassero di sangue, di quello di Emilie\u2026 vittima d\u2019una emorragia copiosa, stroncata, mentre l\u00ec, come una donnaccia di quart\u2019ordine si dimena sul tuo bozzetto. Emilie, come quella barbie, come la mamma, se lo merita. Sgualdrine!
Non succede nulla.
Il flash, cos\u00ec com\u2019era arrivato, cos\u00ec come s\u2019era arricchito, svanisce nel silenzio, in quella mia scrollata di testa, con gli occhi chiusi, stretti, che<\/p>\n

faccio per cacciarlo via. No, questa luce azzurrina non la si pu\u00f2 sporcare con i giochi zozzerelli, coi ricordi neri d\u2019un gioco d\u2019infanzia.
Sei ancora l\u00ec. Il tuo volto \u00e8 disteso, in penombra, mentre lo sterno, incassato debolmente al centro del tuo petto scuro, va su e gi\u00f9 debole, al ritmo del tuo respiro. Il lenzuolo, ormai anch\u2019esso azzurrino, solo un punto pi\u00f9 scuro delle pareti, ti copre discreto il sesso e la gamba destra, avvolgendo quel pezzo di te tra le sue pieghe. Quanto sei dolce, cos\u00ec addormentato. I capelli, sudati, sulla fronte che solo ora s\u2019\u00e8 asciugata al vento fresco che filtra da fuori, si sono solo un po\u2019 arricciati sulla fronte, in piccoli tirabaci scomposti. Te ne darei uno, cento, mille per ognuno di quei graziosi ricetti che ti incorniciano. Te ne darei milioni\u2026 ma dovrai giurarmi che sono sola, con te\u2026 che esisto solo io. Te ne darei miliardi, miliardi e di pi\u00f9\u2026 ma Emilie dovrebbe morire, morire stanotte stesso, assieme alla tua promessa.
Il sesso mi si gonfia, le labbra, quelle grandi, si allargano\u2026 lasciano venir fuori quelle pi\u00f9 piccole, intime, nascoste\u2026 la mia \u201csignorina segreta\u201d si erge altezzosa, prima ballerina d\u2019un debutto mondiale. Mi sento impazzire, sento la saldatura delle mie cosce che pulsa di sangue, piena\u2026 ho l\u00ec sotto un altro cuore, o \u00e8 solo una sensibile cassa di risonanza per quello che ho nel petto? Non lo so, adesso non mi interessa capirlo, saperlo\u2026 voglio solo vivere con tutta la passione che serve questo momento, assaporare questo muovo quadro che mi esplode sul viso, qui su questo letto\u2026 e che mi fa eccitare cos\u00ec forte. E\u2019 assieme a questa immagine che mi sono d\u2019un tratto accesa, l\u00ec sotto\u2026 e adesso voglio viverla tutta, finch\u00e9 vorr\u00f2.
M\u2019hai detto s\u00ec, me lo hai sussurrato nell\u2019orecchio, senza ascoltare neppure quello che volevo dirti. L\u2019hai detto cos\u00ec, d\u2019istinto\u2026 perch\u00e9 \u201cal Cuor non si comanda\u201d. Ti sei alzato, hai tirato a te il lenzuolo che ci copriva, lasciando me nuda e avvolgendo le tue gambe, il tuo bacino. Simpatico, improbabile pudico che sei! Ti perdono tutto, ora. Ti perdonerei tutto, ogni cosa, adesso che prendi quella sgualdrina dal collo, strappandola alla mensola dov\u2019era seduta. Ti perdonerei ogni cosa, ti perdono d\u2019avermi lasciata qui nuda, nella luce azzurrina di questa stanza\u2026 ma mai, ascoltami bene, mai potrei perdonarti se non avessi il coraggio d\u2019andare fino in fondo. Mai ti perdonerei se adesso tu non facessi quanto ti ho chiesto di fare\u2026 se adesso tu, col sangue di quella stronzetta a lordarti le mani, non mi giurassi eterno, esclusivo amore. E tu lo sai. Lo hai letto nei miei occhi. Non c\u2019\u00e8 bisogno d\u2019aggiungere altro! Sembra quasi che anche tu senta quell\u2019odore forte, di passione, quell\u2019odore che sa di umido, che si fa afrore ogni passo in pi\u00f9 che muovi per raggiungermi su questo letto. Solo al pensare a quel sangue che presto lorder\u00e0 le federe del letto dove, poi,<\/p>\n

frenetici, ci lasceremo andare, spudorati come mai, senti che ancor pi\u00f9 prepotente si fa il bussare l\u00ec sotto, tra le mie cosce. Sembra quasi che tu possa vedere tutto il mio pube che s\u2019infiamma come ferro fuso, si surriscalda, sfrigola chiaro in questa riposante penombra, mentre fai qualche passo indietro, senza togliermi gli occhi di dosso, per prendere il taglierino che hai sulla scrivania. Godo. Godo come una matta nel vedere gli occhi di quella palla di stracci che strabuzzano, mentre le stringi la gola nell\u2019incavo angusto tra indice e pollice. Mi eccita quello sguardo consapevole, quegli occhi mi mandano in estasi mentre leggono le ultime, violente, feroci righe della vostra storia. Bravo Amore mio, bravissimo. Ogni passo che ti separa dal letto dove sgozzeremo assieme quella vacchetta \u00e8 un passo che ci separa da te dentro di me, adorabile, furioso come mai, che spingi, premi, ansimi sulla mia pelle sudata. Eccoti, dolce cuore mio. Sei in ginocchio sul letto, proprio di fronte a me. Il lenzuolo \u00e8 ormai appallottolato ai piedi della scrivania\u2026 il tuo sesso dritto, gonfio, dialoga telepatico con la mia Lei. Ha fame di me, come io non ho altro desiderio se non quello di divorarlo dentro la mia carne.
Spingi quella pezza vecchia sul letto, pancia in su. Ti adoro quando sei cos\u00ec diretto, cos\u00ec ferale\u2026 vuoi che guardi, vero? Vuoi che assapori quel momento frazione per frazione vero? Ti amo! Mi guardi sorridendo, con gli occhi che parlano. Senza fretta, senza fretta Amore mio. E\u2019 l\u00ec distesa. Si dimena sotto di noi, piccola, incapace di difendersi\u2026 e noi l\u00ec pronti, a gustarci il suo dolore, le sue lacrime, le smorfie, per la prima volta espressive, che il terrore le dipinge in volto\u2026 piccola \u201cUrlo\u201d di Munch post-consumistica. Ha le sopracciglia disegnate a matita, e le dipinge nuove, arcuate in un paio di tragici ponti sul mare della paura che le sono divenuti gli occhi: due palle liquide e non pi\u00f9 vitree, due palle vive di pura angoscia. Il sorriso, come un tratto curvo di matita, \u00e8 divenuto un tondo scomposto, ovoidale\u2026 e i due puntini che prima tratteggiavano le sue narici, sono ora cerchietti dilatati, da scrofa, alla ricerca di aria, mentre la consapevolezza del terrore la costringe a cacciarsi tra i polmoni di spugna tutta l\u2019aria che pu\u00f2. Io su di lei, inginocchiata a gambe larghe, con la sua testa proprio sotto il mio pube e le dita ad inchiodarle mani e piedi, divaricate, contro il materasso, contro la federa. Mi sorridi e lasci che la lama del taglierino scorra verso l\u2019esterno\u2026 lentamente, senza fretta. Lasciamole mangiare ancora un po\u2019 questa morte che le si avvicina, la guarda, la tocca di sotto e le accarezza il seno, lasciva. Anche il tuo coltello ora \u00e8 dritto, tutto sfoderato, come la carne che presto mi dar\u00e0 piacere, zittir\u00e0 con foga e passione le urla del mio sesso. Siamo pronti\u2026
Mentre la punta della tua lama, affilata, le entra proprio tra le gambe, sotto la gonna, ho un sussulto assieme a lei. A me pare quasi d\u2019averti<\/p>\n

sentito premere discreto col tuo sesso contro le pareti umide della mia grotta\u2026 per lei \u00e8 viva solo una sensazione acida, bruciante: quella d\u2019una lama che la squassa, la sventra con una lentezza esasperante aprendola sotto, da parte a parte. Sogno il tuo viso, le lenzuola, inondate d\u2019un rosso scarlatto che, per\u00f2, non viene fuori\u2026 E\u2019 solo finta, fintissima ovatta, a simulare la pienezza della pancia, la durezza del petto, il seno formoso ed il sedere di burro. E\u2019 solo finta ovatta quella che gli strappi piano, frugando con le dita nello squarcio col quale l\u2019hai sventrata. E\u2019 solo finta, fintissima ovatta\u2026 e tu l\u2019hai uccisa per finta. D\u2019un tratto mi raffreddo. D\u2019un tratto tutto mi sembra stupido, inutile. Scaccio via il sogno, ancora scuotendo la testa ed aiutandomi con una mano, a fare vento che si porti via tutte queste stronzate\u2026
Stronzate. Sono solo un mucchio di stupide baggianate quelle che avevo in mente.
Non lo far\u00e0 mai! Lo amo, \u00e8 vero\u2026 e lui ama me, ne sono convinta. Purtroppo, per\u00f2, non la uccider\u00e0 mai. Potrei implorarlo, minacciarlo, urlargli in faccia tutto quello che voglio. Mi prender\u00e0 per matta. Non lo far\u00e0 mai. Potrei farlo io, certo, ma so cosa succederebbe dopo\u2026 so cosa mi aspetterebbe: la sua ira, la furia d\u2019un uomo cui il segreto pi\u00f9 prezioso viene disgelato. Lo so, urlerebbe come una furia, rompendo l\u2019incanto di questo momento cos\u00ec magico, cos\u00ec azzurro, cos\u00ec placido\u2026 e questo non posso permetterlo. A nessuno, neppure a me stessa! L\u2019odio m\u2019accende d\u2019una vampa nuova, questa volta dal cuore fino alla spina dorsale, regalandomi una puntura intensa, seppur breve\u2026 e lasciando le mie mani e le gambe a tremare, nervi completamente tesi, davanti a quella visione.
La guardo ancora, quella sgualdrina\u2026 la guardo ancora mentre mi fissa beffarda, con un ghigno maledetto stampato su quella sua faccetta di pezza bianca. Non un filo di polvere, su di lei. Ci tiene tanto, per tenerla cos\u00ec pulita, per prendersi cura di lei cos\u00ec maniacalmente.
\u201cHai visto stupida? Ti sei arresa, finalmente? Non potrai mai averlo. Mai!\u201d\u2026 \u00e8 lei che mi sussurra, con tutta la spocchia e la superiorit\u00e0 che ha in quel cuore di straccio, il risultato della nostra battaglia, che mi comunica ammiccando, sadica, la sua vittoria. Ti odio Emilie, con tutto il mio cuore. \u201cOdiami quanto vuoi, cara mia\u2026 ma, vedi, tu puoi averlo di certo quando vuoi \u2013 smettila \u2013 \u2026 su questo letto o altrove. Potrai sposarlo, potrai farci dei figli, scoparci, farti sbattere come ti piace \u2013smettila stronza \u2013 \u2026o fare all\u2019amore ogni notte. Non mi interessa. Tanto sai meglio di me che, quando non ci sarai, o sarai di sotto, nella vostra cucina – ti ho detto zitta puttana! –
\u2026a preparargli la cena, sar\u00e0 da me che correr\u00e0, si chiuder\u00e0 nel suo studio con me e torner\u00e0 a sfregarmi sul suo bozzo. Soli, io e lui, nella nostra alcova proibita, segreta. Tu saprai \u2013 Zitta! \u2013 \u2026lo saprai ogni volta, ogni<\/p>\n

volta che lui m\u2019avr\u00e0 avuta o che io avr\u00f2 avuto lui, tu lo sentirai, potrai leggerlo nel suo sguardo rilassato, appagato\u2026 nel suo sguardo di uomo\u201d. Non resistevo pi\u00f9, avrei voluto sgozzarla l\u00ec, sul posto, svuotarla e farla penzolare come un palloncino bucato, gi\u00f9 dal soffitto. L\u00ec, tra le cosce, anche se solo per poco, pulsai ancora. \u201cE non potrai che accettare in silenzio tutto questo\u2026 rassegnati.\u201d E fece spallucce al mio sguardo carico di lacrime fatte d\u2019odio, di cristalli di puro furore.
\u201cBasta fare di nuovo il mio gesto con la mano, stringere gli occhi mentre faccio di no con la testa, per scacciarla via\u2026 avanti, vattene!\u201d. Eccola l\u00ec, invece, che sposta gli occhi dal mio viso al suo sesso, al sesso del mio Amore, nascosto dal lenzuolo.
Ha ragione, quella stronza ha ragione\u2026 lui non sar\u00e0 mai davvero mio!
A meno che\u2026 a meno che\u2026 a meno che io\u2026 non glielo porti via in qualche altro modo. Ne conosco solo uno, un modo solo\u2026 ma poi non potrei averlo mai pi\u00f9 con me. Dovrei tagliare la gola a lui, nel sonno, mentre non pu\u00f2 sentire, vedere, capire nulla\u2026 e guardarlo andare via sereno, mentre il letto si fa rosso di sangue, mentre sul lenzuolo si disegna una ragnatela nuova di rubino scarlatto, pesante. Di certo sarebbe sempre cos\u00ec, perfetto nella sua giovinezza, splendido, in quel rassicurante sonno del dopo orgasmo, in quella luce sognante, con quella brezza della sera, carica di stelle a raffreddare il sangue che inzupperebbe le lenzuola.
No!
Lo perderei. Se facessi cos\u00ec, lui non sarebbe pi\u00f9 qui con me. Un funerale, una bara da chiudere in faccia al mio Amore\u2026 e lui sotto tre metri di terra o peggio in un cassettone di cemento. Al solo pensiero, l\u00ec sotto, avvizzisco, marcisco come marcirebbe lui, sotto terra, nel cassettone, morto\u2026 divorato dalle larve, ingiallito, gonfio di gas.
E\u2019 allora che, brillante, un\u2019idea mi soffia piano sul collo, leggera, calda\u2026 come il mio Amore aveva soffiato sul mio orecchio, prima di prendermi con passione, senza fretta, l\u00ec sul letto, solo due ore prima. Quel soffio mi rimanda subito su di giri. E\u2019 solo un pensiero, ne ha la stessa consistenza e velocit\u00e0. Ma mi entra in testa, scende nel mio stomaco a dargli energia, potenza, a rivitalizzarlo squassandolo con crampi di fame, per poi sprofondare ancora pi\u00f9 in gi\u00f9, nel mio sesso che si tende per non esplodere, sboccia\u2026 e si riempie di sangue ed umori, tra le vene e tra le pieghe della pelle.
E\u2019 la soluzione: l\u2019avrei sempre con me, sempre dentro di me\u2026 per sempre! Per sempre lontano da quella puttanella che, invece, costretta a guardarci l\u00ec, mentre applicavo alla lettera tutte le istruzioni che stavo iniziando a darmi, morirebbe d\u2019invidia e resterebbe atterrita da tutto l\u2019amore e tutta la passione che il mio pensiero, la mia Idea, porta con s\u00e9.<\/p>\n

Non sarebbe potuta andare in modo diverso, ne ero praticamente certa\u2026 La mia mano \u00e9 sul lenzuolo. Afferro la stoffa leggera che lo copre solo
per una mezza met\u00e0. La sposto, scopro tutta la sua bellezza, riporto alla luce azzurrina il suo sesso scuro, tinto d\u2019argento da quella luce soffice. E\u2019 nudo. Di nuovo nudo. Di nuovo mio. Mi muovo piano per non svegliarlo e lenta, delicata, passo una gamba su di lui, scavalcandolo per met\u00e0, finendo cavalcioni sul suo bacino rilassato. Piano, pianissimo, con tutta la gentilezza che serve\u2026 perch\u00e9 dorma ancora quando inizier\u00f2 a farlo mio. Pianto le mani sul materasso, una a destra del suo petto, una a sinistra e lentamente, in silenzio, scendo col mio sesso sul suo, ancora morbido, ancora addormentato, mentre tra le mie cosce vorrei cacciare un bavaglio, per impedire che lei, l\u00ec sotto, gli urli in viso tutta la sua passione.
Ci siamo. Adesso che sono tutta su di lui, adesso che i miei capelli quasi si intrecciano ai suoi, facendogli solletico sulla fronte, adesso posso scendere piano a svegliarlo. Con un bacio leggero che si fa via via pi\u00f9 deciso, un peso che cresce sulle sue labbra, gliele bagna di passione, le avvolge tra le mie in un bacio feroce e appassionato\u2026 un bacio senza fine. Si risveglia, il mio Amore\u2026 ed \u00e8 un turbinio quello che mi coglie. La sorpresa pare sia assolutamente gradita. Mi dimeno su di lui vorticando il bacino su quel suo perno che inizia a protestare, a farsi gonfio, a pulsare, mentre il mio respiro cresce inseguendo il suo, sempre pi\u00f9 forte, sempre pi\u00f9 secco, sempre pi\u00f9 caldo. E\u2019 un attimo, uno solo, ed \u00e8 subito dentro di me. Fermo mio Amore, non agitarti, non muoverti: far\u00f2 tutto io. Mi muover\u00f2 sinuosa, come so che adori, flettendo le mie ginocchia, rilassando e stringendo pi\u00f9 forte i polpacci, flettendo tutte le mie cosce, con gli occhi fissi nei tuoi, ridotti ad una fessura dal piacere. Sei folle, folle come me del piacere che questo nostro amore ti regala\u2026 ed Emilie \u00e8 solo una palla di pezza che immobile, su quella mensola, ci guarda quasi distratta.
Non mi freghi, puttana. Ci vuol poco a fingersi assente, ci vuole davvero poco a trattenere la tua rabbia di stoffa in quel cartoccino di bottoni e stracci che \u00e8 il tuo petto\u2026 non credere di fregarmi cos\u00ec. Quanto vorrei\u2026
Big Jim ha bevuto, oggi come ogni sera. Big Jim torna a casa. Big Jim ha fame\u2026 ma non ha voglia di nulla per cena. Non \u00e8 quella la sua fame. Tira dritto per la cucina, senza salutare nessuno. L\u00ec, ai fornelli, la sua mogliettina smanetta frenetica per preparargli una gustosa minestra. Ma Jim non ha voglia di mangiare: non \u00e8 quella la fame che sente\u2026 non \u00e8 lo stomaco a prudergli, no. Quei crampi sono pi\u00f9 in basso, tra i peli sotto la pancia gonfia di birra. Emilie, la sua nuova mogliettina porta in tavola il piatto con la zuppa fumante. \u201cCosa cazzo \u00e8 questo schifo, troia?\u201d. Il piatto vola gi\u00f9 dal tavolo, si schianta sul pavimento\u2026 con un frastuono breve e tagliente di ceramica. Quella pezza con la faccia di ragazza si porta i<\/p>\n

moncherini che chiama mani alla bocca: non ha dita, solo due palline inutili. Gli occhi le si allungano verso l\u2019alto, come due ovetti di Pasqua\u2026 e le sopracciglia si fanno indietro per lasciare posto a quelle palle inutili. \u201cNon vali un cazzo, non me lo tiri neppure, sai? Tutta piatta, tutta chiusa, senza un filo di tette sode, senza fianchi\u2026 ma ti sei vista? Come cazzo m\u2019\u00e8 saltato in mente di prendere te? Dovrei strapparti in mille pezzi. Tanto pi\u00f9 che non hai nemmeno un bozzetto di sedere l\u00ec dietro. Dove cazzo te lo metto, eh? Me lo sai dire tu? A che mi servi, stronza di pezza?\u201d. Emilie inizia a singhiozzare lacrime di pailettes \u2013 \u00e8 cos\u00ec che piange quello straccio sporco. Sono l\u00ec che mi dimeno sul mio Amore\u2026 e mi godo la scena.
Big Jim si \u00e8 alzato in piedi. Big Jim l\u2019afferra per la gola. Big Jim la sbatte sul tavolo, le tira su la gonna, le strappa quelle stupide mutandone da vecchia e\u2026 non ci trova nulla. Solo stoffa, senza lo straccio di un buchetto da prendere a forza. A Big Jim non piace tutto questo. L\u2019afferra di nuovo dal collo. Stringe. Tutti i suoi muscoli di gomma sono tesi allo spasimo; sembra quasi che i gomiti di ferro filato stiamo per stracciare la pelle, in corrispondenza della giuntura. La faccia \u00e8 diventata mostruosa\u2026 la faccia di entrambi. Quella di Big Jim fa spavento. Emilie, violacea, con gli occhi tutti sgranati, le rughe l\u00ec accanto evidenziate come solchi tragici, la pelle del collo che sale a formarle un assurdo doppio mento, la bocca storta, platealmente spalancata. Emilie mi fa ridere. Emilie mi fa impazzire\u2026 mi muovo pi\u00f9 forte mentre sento che Big Jim ha quasi finito il suo lavoro.
Mi muovo pi\u00f9 forte mentre ti sento godere. Mi muovo ancor di pi\u00f9 quando riguardo Emilie, l\u00ec sulla mensola, morta, immobile, sciatta. Mi muovo mentre sento che forte, prepotente, un orgasmo torna a squassarmi.
Ansimo forte mentre scendo sulle tue labbra a baciarti. Sei splendido con il sudore ed il piacere che ti distendono il viso, lo rendono luccicante in questa notte che si fa alba, che viene a tingere le pareti di una nuova luce, pi\u00f9 bianca\u2026 pi\u00f9 adatta a lasciare ogni dettaglio vero: il sangue rosso, i miei umori bianchicci, la saliva risacca pulita. Ti bacio, e tu ricambi sfinito, dopo aver lasciato il tuo seme dentro di me. Tra le lingue che si incrociano, le labbra che si scontrano, i denti che sbattono l\u2019un l\u2019altro\u2026 faccio appena in tempo a dirti che \u201cprendo la pillola\u2026 sta tranquillo\u201d. Faccio appena in tempo a dirmi che\u2026 che il momento \u00e8 venuto. Il bacio \u00e8 magia\u2026 sar\u00e0 questo bacio che inizier\u00e0 ad unirci. Le mie mani passano dal materasso a premere sui tuoi gomiti e, cos\u00ec, piano, inizio a mordicchiarti le labbra, il collo, le spalle\u2026 piano, con leggerezza. Sospiri, sorridi e piano tiri l\u2019aria tra i denti, come a dirmi che un po\u2019 appena un po\u2019 ti fa male. Continuo. So che lo adori. Ma adesso \u00e8 il momento, \u00e8 il momento davvero. Calo ancora sul tuo collo, Amore\u2026 e questa volta stringo, serro i denti, tra loro la tua carne che sembra quella di una barbie. Serro forte\u2026 non devo lasciarti<\/p>\n

scappare. E\u2019 dura, difficilissimo\u2026 lo so Amore, so che pu\u00f2 far male, ma, pensa\u2026 saremo assieme per sempre. Nei timpani solo le tue grida, stridule\u2026 incredule, irreali. Le tue grida, che, cos\u00ec, non ho mai sentito. Saremo sempre insieme. Sempre. Inizio a sentire caldo in bocca, a sentire pieno di un liquido\u2026 salato, ferroso. Scuoti il collo, dimeni la testa\u2026 e ancora strepiti, urli note secche, grida di ferro, come unghie sulla lavagna. La pelle ha ceduto, Amore mio\u2026 ha ceduto. Inizi ad urlare adesso, un urlo continuo\u2026 e le tue braccia impazzite, epilettiche, mi costringono ad alzarmi quasi in piedi su di te, frenarti con tutto il mio peso a letto ed urlare Ti Amo, Ti Amo, anche per coprire la tua voce. Hai gli occhi impazziti\u2026 hai gli occhi che sanno di paura, dipinti di terrore. Calo sulle tue labbra, ora, con la faccia piena del tuo sangue, in una maschera rossa, brunastra, densa, che cola gi\u00f9 seguendo i miei zigomi, il mio mento. Sento il tuo collo spruzzare irregolare sul mio petto tutto il tuo nettare. Calo sulla tua bocca. Che dolce impiastricciarci cos\u00ec le labbra, non trovi? Ti voglio ancora, ancora dentro di me\u2026 e il tuo sesso che ancora tengo serrato l\u00ec sotto non mi basta: voglio le tue labbra ora. Mordo ancora, mentre le tue urla si sono fatte quasi insopportabili, canine. Urli disperato, ti contorci\u2026 sei diventato difficile da trattenere. Non v\u2019\u00e8 pi\u00f9 stridore nei suoni che lasci andare: si son fatti grugniti rochi, disperati. Non avere paura amore mio, non temere: sarai dentro di me. Quando urli a bocca piena, con il labbro inferiore che ti pende sul mento, aperto, scendo ad afferrare la lingua. Le tue urla si sono fatte di nuovo acute, gracchianti, mentre sento le vene attorno al frenulo, l\u00ec, cedere e riempire ancora la mia bocca. Non voglio berti\u2026 voglio assaggiarti piano, in ogni dove, conoscerti tutto e ingoiare piano piano pezzettini di te. Quando anche la lingua \u00e8 venuta via, amore, rantoli e gorgogli come una macchina che tira su un caff\u00e8 rosso bruno, schiumoso. No, non puoi spegnerti prima che t\u2019abbia morso anche il petto, proprio dove batte il tuo cuore. Voglio sentire in bocca un pezzo di quella pelle che te lo copriva, sentire gi\u00f9 nel mio stomaco, riflesso, anche solo un po\u2019 del tuo battito. Quando mordo il capezzolo sento che ancora sospiri\u2026 cucciolo di cane sfinito dopo un intervento a crudo, senza anestetico. L\u2019amore lascia che batta ancora il tuo cuore. E io lo sento sulla lingua, uno degli ultimi tuoi battiti, mentre mordo, tiro, stacco. Il tuo naso, ora, le tue labbra di nuovo, e poi i lobi delle tue orecchie\u2026 e ancora la pelle dei tuoi zigomi, morbida, quasi gommosa\u2026 e ancora i glutei, i talloni duri e i fianchi magri\u2026 fino alle scapole ed alla nuca ricciuta. Mordo, e mordo ancora\u2026 il sangue lento, poco, viene ancora fuori per farsi bere\u2026 ma non ne ho voglia Amore mio. La tua carne scende gi\u00f9 dentro di me, da nuovo calore\u2026 e, per un attimo che ancora dura, mi pare di sentirti ridere, sospirare, parlarmi\u2026 l\u00ec, dal mio stomaco.<\/p>\n

Guardo Emilie, inutile, disperato cadavere, l\u00ec sulla mensola. \u201cCome la mettiamo, ora, stronza?\u201d. Le sorrido ironica\u2026 cattiva, lo so.
Quando esco dal bagno della tua stanza \u00e8 gi\u00e0 mattina. Ho dovuto lavare quelle righe, quelle pozze, quelle macchie rosse che non volevano saperne di venir via. Adesso, alla luce di quest\u2019ora nuova, amore mio, sembri anche pi\u00f9 bello. Il tuo letto s\u2019\u00e8 fatto di lenzuola di rosa\u2026 e cos\u00ec, un po\u2019 strappato, mordicchiato, lacero e rosso, cos\u00ec mi piaci di pi\u00f9. Cos\u00ec ti amo di pi\u00f9, Amore mio\u2026 cos\u00ec ti amo di pi\u00f9, anche dentro di me!<\/p>\n