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{"id":1938,"date":"2016-09-17T18:15:21","date_gmt":"2016-09-17T18:15:21","guid":{"rendered":"http:\/\/www.bestsexstory.com\/?p=1938"},"modified":"2016-09-17T18:15:21","modified_gmt":"2016-09-17T18:15:21","slug":"che-fai-1","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.bestsexstory.com\/che-fai-1.html","title":{"rendered":"che fai? (1)"},"content":{"rendered":"

Il piacere.
Il piacere di stare bene fra i tormenti dell’anima. Il piacere di stare con gli altri senza stare male. Il piacere di guardare e di essere guardati, il piacere di sentire di piacere a un’altra persona, il piacere di sentire di essere desiderati.
Il piacere di toccare e di essere toccati.
Il piacere di desiderare e di avere paura di manifestarlo, di farlo vedere, di scoprirsi. L’incertezza del piacere, la dolcezza del piacere, la complicit\u00e0 del piacere. La forza del piacere. L’invincibile, l’insostenibile forza del piacere. Lo sconvolgimento provocato dal piacere. La brutalit\u00e0 del piacere.
La repressione del piacere.<\/p>\n

La prima persona che parl\u00f2 del piacere, a me e ai compagni di classe della media, fu la prof di matematica, una donna che a noi pareva anziana, ma che avr\u00e0 avuto al massimo quaranta, forse cinquant’anni. Brutta, era brutta: ma era molto pi\u00f9 moderna di noi ragazzini. Lo fece durante la lezione di scienze: per spiegarci cosa fosse, questo piacere che tanto turbava la nostra immaginazione e la cui spasmodica ricerca riempiva i tanti momenti di solitudine di noi adolescenti, ci disse di pensare come ci sentivamo quando dovevamo fare la pip\u00ec e non potevamo. &#034Nel momento in cui riuscite a svuotare la vescica cosa provate? Che sollievo! Ecco, quella \u00e8 una forma di piacere, forse la pi\u00f9 evidente, sicuramente quella pi\u00f9 alla portata di tutti&#034.
Parole dense di significati: avrei imparato infatti, anche a mie spese, che non tutti lo provano, il piacere, e quasi nessuno sa o vuole condividerlo.<\/p>\n

La prima persona che mi fece provare piacere fu lui. Perch\u00e9 mi piaceva e gli piacevo. Mi piaceva tanto, tantissimo. E gli piacevo molto, moltissimo. Era un amichetto, un ragazzino rosso di capelli, pi\u00f9 alto di me e mi pareva bello, molto bello. Provai per lui la pi\u00f9 classica delle cotte che capitano da adolescenti, quanto i turbamenti si sommano ai turbamenti, ogni sguardo \u00e8 fonte di dubbio, interpretazione, sofferenza, spesso repressione, ogni toccamento \u00e8 violenza, per non far vedere quanto piacere si provi nel farlo. Lui invece fu dolce. Un giorno mi disse che gli piacevano le mie tette, che le avevo come quelle delle ragazze, ma che dicendomelo non voleva offendermi, umiliarmi. Anzi era un complimento.
&#034Te lo dico solo per questo, perch\u00e9 voglio essere sincero, con te&#034.<\/p>\n

Fu una vera dichiarazione di amore, la pi\u00f9 emozionante della mia vita, perch\u00e9 fu la prima in assoluto. Arrossii violentemente e tagliai il discorso, allontanandomi, ma a casa, nella pi\u00f9 rigorosa solitudine della mia stanza e nell’intimit\u00e0 assoluta delle coperte del mio caldo e soffice letto, tolsi la parte superiore del pigiamino, rimasi a torso nudo e in un silenzio bollente iniziai a toccarmi piano, dolcemente, il petto, e lo trovai veramente grosso – cos\u00ec mi sembr\u00f2 – molto pi\u00f9 di quanto fino a quel momento, con un certo fastidio, per ragioni estetiche e per gli sfott\u00f2 che mi procurava quell’anomalia del mio corpo, non mi fossi reso conto.
Provai piacere – molto, moltissimo – nel palpeggiare le forme rotondeggianti, morbide, tenere, calde, di quelle minuscole tette da dodicenne acerba: farlo mi piaceva tantissimo, il mio corpo reagiva in tutta la muscolatura, le nervature e l’estensione dell’epidermide, a cominciare dai capezzoli, che si indurirono come mai era avvenuto prima, e poggiarci sopra i polpastrelli, stuzzicarli con le punte delle dita, strizzarli lievemente mi sconvolse in maniera indicibile, pensai alla prof di scienze e pensai che avevo voglia di sentirmi come dopo la pip\u00ec trattenuta.
Sempre nel silenzio totale feci scivolare gi\u00f9 i pantaloni del pigiamino e li ripiegai, mettendoli assieme alla maglietta sotto il cuscino. Nel sentire il mio coso piccolo ma durissimo, che pulsava e premeva sotto le mutandine, mi resi conto che lui, il mio compagnetto rosso, mi stava indirettamente facendo provare piacere, liberando i miei turbamenti in quella presa forte, dolce ma decisa, della mia mano destra che impugn\u00f2 il cosino e della sinistra che corse invece a carezzare le mie piccole mammelline, strappandomi gemiti che dovetti soffocare, per non farmi sentire, e, pochi secondi dopo, procurandomi schizzi altissimi, che mi colpirono sulle guance, a pochi millimetri dalla bocca, lasciandomi comunque quel sapore caldo e dolciastro che avrei imparato a conoscere bene.
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